Una veglia di preghiera per combattere omofobia, transfobia e intolleranza. È l’iniziativa di una parrocchia bolognese del quartiere Navile. A promuovere l’incontro è stato un gruppo di fedeli omosessuali. L’obiettivo è dire basta ad ogni forma di discriminazione. "I gay sono ancora troppo emarginati, sul posto di lavoro, in famiglia, per questo ben vengano appuntamenti che hanno lo scopo di far cessare la paura verso queste persone", ci spiega al telefono don Maurizio Mattarelli, da sette anni parroco della chiesa di San Bartolomeo della Beverara.
"Il 17 maggio – racconta – è stata la giornata internazionale contro l’omofobia, per questo abbiamo pensato di celebrarla con questa iniziativa". Per don Maurizio non c’è alcun problema ad unire la croce e la bandiera arcobaleno, simbolo delle lotte LGBT. "È un segno biblico, che appartiene alla tradizione giudaico cristiana, è un simbolo di pace, non vedo perché non dovremmo usarlo?", puntualizza. Ma c’è chi giudica inopportuno l’accostamento tra il crocifisso e l’emblema del gay pride.
"Sono contentissimo che nelle diocesi si organizzino momenti di preghiera e comunione per riaffermare un contenuto molto importante e chiaro del Catechismo della Chiesa Cattolica, che, cioè, le persone con tendenze omosessuali sono pienamente parte delle nostre comunità – scrive su Facebook Filippo Savarese, attivista e membro del comitato organizzatore del Family Day - quello che contesto in modo netto e radicale è l'organizzazione di questi eventi con l'uso di simbologia arcobaleno e terminologia ideologica che non rappresenta realmente questi nostri fratelli ma costituisce invece l'armamentario politico di una fazione che combatte la Chiesa e promuove un'agenda culturale e sociale orgogliosamente e dichiaratamente volta a distruggere la famiglia, mercificare i bambini e punire il libero pensiero sulla morale sessuale e i suoi derivati".
L'iniziativa, fa sapere sempre Savarese, sarebbe stata pubblicizzata dalla pastorale della Famiglia dell'Arcidiocesi di Bologna. "La Chiesa – aggiunge - ha tutte le carte in regola per difendere strenuamente la dignità di qualsiasi persona, specialmente le più attaccate ed emarginate, senza dover assimilare gli elementi ideologici della cultura contemporanea che, peraltro, vengono usati per delegittimare la Chiesa stessa".
Critico anche Umberto La Morgia, consigliere comunale di Casalecchio di Reno, nella città metropolitana di Bologna, che accusa la parrocchia di "far politica in vista della discussione della legge contro l’omolesbobitransfobia".
"Fa tristezza che anche la Chiesa si sia piegata al diktat della narrazione che fa la sinistra dell’Italia come omofoba, intollerante, piena di odio da eradicare o per cui pregare, la Chiesa è universale ed è aperta a tutte le persone di qualunque sesso e orientamento ed è per sua natura contro ogni discriminazione", sottolinea il politico della Lega. "Ma un conto - incalza -è l’accoglienza, un altro conto è fare da stampella alle campagne politiche e ideologiche in supporto a un disegno di legge estremamente controverso e che potrebbe limitare la libertà di espressione anche dei preti, oltre che mettere al bando alcuni passi del Catechismo o delle Sacre Scritture considerati omofobi".
Accuse rispedite al mittente da Don Maurizio. "Le sacre scritture? Vanno lette, rilette, interpretate e adeguate ai tempi, mica siamo talebani", ribatte. E ci confessa di non avere problemi nel benedire un’unione civile tra persone dello stesso sesso. "Quello di famiglia è un concetto culturale, non solo teologico, che cambia ed evolve nel tempo, è convinto.
"Certo, un’unione tra persone dello stesso sesso non è equiparabile al matrimonio, ma non ci vedo nulla di male nel benedire due uomini e due donne che si mettono insieme", dice il sacerdote.Del resto, conclude don Maurizio, "anche il Papa aiutando i transessuali in crisi durante il lockdown ha dimostrato che si accolgono prima di tutto le persone, i comportamenti passano in secondo piano".
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