Ricattato, rapinato e pestato per la "lucciola da strada". È questa la disavventura capitata a un 35enne ex carrozziere della Castellana, ora trasferitosi nel Padovano, che dovrebbe costituirsi parte civile nel processo, ormai alle porte, avviato dal pm Mara De Donà nei confronti di un nomade 20enne di Castelfranco e della presunta compagna 30enne. Ai due indagati, assistiti dagli avvocati Paola Miotti ed Erika Schiavon, vengono contestate le accuse di rapina, lesioni personali, estorsione e tentata estorsione.
La vicenda, come racconta il Gazzettino, è tanto complessa quanto paradossale, con molti aspetti ancora poco chiari. Il caso ha inizio a metà 2015 quando l’ex carrozziere, a Galliera Veneta, sulla strada di ritorno dopo aver trascorso la serata con la fidanzata, decide di concedersi una scappatella. "Ho visto una lucciola - spiega nella denuncia il 35enne - in un’area di servizio. Mi sono fermato e ho concordato una prestazione per 40 euro". Ma gli incontri tra la ragazza e l’ex carrozziere si ripetono. Lei, che dice di essere romena, gli dà il numero di telefono. Si arriva così a fine giugno 2015 quando il 35enne, non trovando la donna al solito posto, le telefona. "Arrivo subito, aspettami", la risposta. Ma all’incontro la donna arriva accompagnata da due individui, il 20enne di Castelfranco e un amico. "Cosa vuoi dalla mia donna: stiamo per sposarci", urla il nomade, terrorizzando il 35enne dentro l'auto. Ma quando l’ex carrozziere abbassa il vetro, riceve un pugno in pieno volto e poi viene obbligato a consegnare i 140 euro che aveva nel portafoglio. A quel punto inizia il calvario. Il 35enne continua a ricevere telefonate minacciose: "Trova altri soldi, 4/500 euro e chiudiamo la storia. Altrimenti ti rovino". Il 35enne decide di pagare e consegna 700 euro ai nomadi. Ma il ricatto non finisce. "Sappiamo dove abiti. Trova altri 5mila euro". L’ex carrozziere si ribella: "Basta, mi rivolgo ai carabinieri". A quel punto torna in ballo la donna che pretende altro denaro.
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