"Avrei potuto essere io la vittima". A parlare è l'ex compagno di stanza di Said Machaouat, il killer del Po, che ha ucciso Stefano Leo, tagliandogli la gola.
Aveva trovato rifugio a casa sua, fino a tre giorni prima dell'omicidio, quando l'amico, Patrik, l'aveva cacciato:"L'ho buttato io fuori di casa, non si poteva più andare avanti così. Mi pare fosse giovedì 21 febbraio". Infatti, tonato a casa, Patrik aveva trovato il cane massacrato di botte: era stato Said a picchiarlo. Quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso e che aveva spinto il ragazzo a mandare via l'amico di infanzia.
"Non lo sentivo da almeno un anno o due, Said. C' è stato un tempo in cui eravamo amici. E allora era una persona normale", racconta Patrik alla Stampa, dopo aver saputo che il suo amico di infanzia aveva ucciso una persona, quel ragazzo che aveva l'unica colpa di sembrare felice. Ora, racconta il ragazzo, Said era diverso, "più cattivo e aggressivo, più tutto". Ma non era mai stato un violento.
Si erano incontrati di nuovo, dopo anni, a fine gennaio: Said era appena tornato dal Marocco e non aveva un posto dove andare, così Patrik gli aveva offerto ospitalità, "ma ho capito subito che era cambiato". Il motivo di questa svolta violenta, l'amico non saprebbe dirlo, anche se qualcosa di strano lo aveva notato:"Secondo me è cambiato dopo che ha letto un paio di libri sul satanismo. Diceva frasi strampalate. Era cattivo, davvero".
Quando ha saputo che il killer del Po era proprio il suo amico d'infanzia, però, Patrik è rimasto sconvolto: violento sì, cattivo anche, ma mai avrebbe pensato che sarebbe arrivato fino ad uccidere:"Pazzesco, Averebbe potuto far fuori chiunque".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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