Il tesoro dei rom non si fermava a semplici conti correnti e libretti postali, le due famiglie potevano contare anche alcuni fabbricati rurali, diverse polizze vita e oltre sette immobili, per un totale di oltre 2 milioni e mezzo di euro. Il bottino fu confiscato dalla Guardia di Finanza, su oridne della Procura, nel giugno 2017, al termine di una capillare indagine nata dalle forti discrepanze fra i redditi dichiarati dai Rom (spesso pari a zero) e gli ingenti possedimenti detenuti.
Durante il processo attualmente in corso, il sostituto procuratore Lorenzo Gestri chiese la confisca dei beni che oggi, a più di un anno dal sequestro inizialmente disposto sulla base della norma antimafia che prevede sequestri patrimoniali preventivi anche nei confronti di persone non ritenute socialmente pericolose ma che abbiano accumulato soldi e beni in maniera non proporzionale al reddito dichiarato, potrebbero finire nelle tasche dello Stato se la richiesta verrà accolta dai giudici.
Secondo i legali delle famiglie Ahmetovic e Halilovic non ci sarebbero i requisiti previsti dalla legge per legittimare il sequestro ma anzi, hanno chiesto al tribunale di sollevare la questione di
legittimità costituzionale delle norme del pacchetto antimafia che, a loro dire, sarebbero spropositatamente afflittive.Il 24 novembre, con la prossima udienza, il Tribunale dovrebbe finalmente porre fine a questa storia.
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