L'altra sera, mentre vedeva i «suoi» astronauti tornare sulla Terra dalla missione SpaceX che lui ha caparbiamente voluto, Elon Musk ha pregato: «Sono ateo, ma l'ho fatto per la buona riuscita della missione». Si dice che Jurij Gagarin una volta abbia detto: «Chi non ha mai incontrato Dio sulla Terra, non lo incontrerà neppure nello spazio». Di questo assioma la propaganda comunista sovietica ne ha fatto un mantra, e non si sa nemmeno se questa frase il primo uomo mandato in orbita l'abbia detta davvero a Nikita Krushev, anche perché il comunismo è stato il più colossale moltiplicatore di fake news della Storia. Per Papa Benedetto XVI «anche per l'ateo meno sprovveduto questo non è un argomento convincente contro l'esistenza di Dio». E lo sa bene quel geniaccio di Musk, che sta scrivendo il futuro dell'umanità.
La preghiera è la sublime arte di parlare con l'aldilà. E anche un ateo sa che qualcosa di soprannaturale, di divino, esiste. Ma non ci si vuole aggrappare. La fede è un dono perché credere in Dio richiede uno sforzo non indifferente: significa interrogarsi, viaggiare senza difese dentro uno spazio ancora inesplorato, porsi delle domande, convincersi che il dolore e la morte sono compagni di strada, non tabù da seppellire dietro slogan come l'eutanasia, che il vero male è l'uomo che si crede un dio quando a lui vuole sostituirsi.
È fin troppo facile chiedersi dove sia il Padreterno quando muore un bambino, quando crolla un ponte che uccide 43 persone, quando scoppia una bomba che fa 86 vittime. È più difficile interrogarsi sul mistero dell'essere umano e dei suoi limiti. L'ateismo è la perfetta religione moderna, dell'uomo solo, polverizzato, prigioniero dei social e delle convenzioni «politicamente corrette», ubriaco di un egoismo che pretende di essere un diritto. Se si affida all'imponderabile anche un «marziano» come Musk, che preferisce la ragione alla fede, vuole dire che l'uomo non ha (ancora) perso la scintilla primordiale che tutto accende, che ci fa pensare e che certo la ragione non è. Lo ha detto anche Karl Marx, «pregare e pensare si somigliano».
Roberto Benigni, un altro comunistaccio che da qualche anno ha (ri)scoperto la fede, ama raccontare questa barzelletta: «Marx muore e Dio lo vuole vedere: Ah, tu sei quello che ha sempre detto che io non esisto, giusto? Beh, da oggi sarai il mio portinaio. Marx è perplesso, Dio lo rassicura: Non preoccuparti, ho scelto te perché quando non vorrò essere disturbato sei autorizzato a dire: Dio? Non c'è».
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