Gli interrogativi e le osservazioni di Toni Capuozzo sulla guerra in Ucraina hanno creato dibattito. Nelle ultime settimane, il giornalista friulano aveva commentato il conflitto proponendo punti di vista articolati, spesso dubitativi nei confronti di alcune notizie provenienti dal fronte. In particolare, nei giorni scorsi l'ex inviato di guerra aveva manifestato in le proprie incertezze sulle dinamiche della strage di Bucha. Posizioni in grado di accendere il confronto, al punto che - nelle scorse ore - era circolata la notizia di una presunta richiesta di revoca del Premio giornalistico Ischia assegnato nel 2011 al popolare cronista. Ma le cose stanno diversamente, come precisato dalla fondazione organizzatrice ufficiale del premio.
In una nota attribuita dell'associazione ischitana "Pan Assoverdi Salvanatura" veniva richiesto il ritiro del riconoscimento dal momento che "le gratuite e surreali dichiarazioni rese dall'ex vicedirettore del Tg5 (...) hanno provocato l'indignazione dei soci e di larghi strati dell'opinione pubblica sull'isola d'Ischia". Nel comunicato veniva formalizzata la presunta domanda di revoca del premio perché - proseguiva il comunicato - "gli orientamenti palesati dal giornalista-scrittore contrastano coi principi a cui il riconoscimento, promosso dalla Fondazione Valentino, s'ispira".
In particolare, al centro delle rimostranze c'erano alcune valutazioni espresse da Capuozzzo nella più recente puntata di Quarta Repubblica, bollate come "gratuite e surreali dichiarazioni (sulla falsariga dei comunicati del Cremino)". Su Rete4, il giornalista aveva espresso dubbi sulle tempistiche della strage. L'ex inviato di guerra, nello specifico, aveva sottolineato il fatto che il 31 marzo, il giorno dopo la ritirata dei russi, il sindaco di Bucha avesse rilasciato delle dichiarazioni senza fare cenno agli orrori. "Possibile nessuno gli avesse detto dei morti per strada?", si era domandato.
Le rimostranze tuttavia non avevano affatto turbato Capuozzo, che anzi aveva fatto pervenire una secca replica. Riferedosi per l'appunto al suddetto premio, il giornalista friulano aveva chiosato: "Pronto a restituirlo. Datemi il tempo di ritrovarlo...". E ancora: "Dhl va bene?", alludendo alla spedizione di ritorno. Capuozzo al contempo ha precisato: "Chiedo solo piccola rettifica: non erano frasi pro Putin. Pro ricerca della verità, piuttosto".
Caso Capuozzo, fondazione premio Ischia: "Fake news..."
Dopo la bufera, però, il chiarimento e la smentita che ha fatto piena chiarezza. La fondazione premio Ischia ha infatti comunicato a mezzo stampa che il ritiro del riconoscimento all'ex inviato di guerra era una fake news. "Da quello che ci risulta tale richiesta è stata avanzata da una associazione denominata 'Pan assoverdi' tramite Pec alla nostra fondazione. La fondazione premio Ischia ha cestinato e non intende avallare alcuna censura, nè giudicare le libere opinioni di giornalisti", ha fatto sapere l'ente, aggiungendo che "la fondazione premio ischia rinnova anzi la stima incondizionata nei confronti dell’inviato e premiato Tony Capuozzo, da sempre giornalista esemplare per coraggio, preparazione e trasparenza".
Caso Capuozzo, le reazioni politiche
Intanto, l'iniziale richiesta avanzata dall'associazione "Pan Assoverdi" ha innescato dure critiche, oltre alla presa di distanze della fondazione. Espressioni di solidarietà all'ex inviato friulano sono arrivate anche dal mondo politico. "L'Italia deve solo ringraziare giornalisti come Toni Capuozzo che mettono a disposizione la loro esperienza sui terreni di guerra e sulla cronaca internazionale per aiutare il loro paese a comprendere ciò che sta avvenendo e a non cedere mai al dovere del dubbio, del confronto e della verifica che sono pilastri di una democrazia", ha dichiarato il senatore Pd Tommaso Cerno, plaudendo al respingimento dell'istanza di revoca da parte degli organizzatori ufficiali del premio. "Bene ha fatto il Premio Ischia a respingere la richiesta e confermare la stima a un grande giornalista.
Proprio perché Capuozzo ci pone spunti di riflessione, svolge il compito di tenere vivo un modello che rifugge le verità rivelate e assolute, campo delle dittature e del fanatismo", ha proseguito l'esponente dem. E infine: "Pensare di revocargli un premio per libertà di espressione è la cosa che Putin e i suoi accoliti farebbero con chi in altri luoghi usa le armi della propaganda e della verità di Stato".
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