Alexander Boettcher al processo: sguardo impassibile alle vittime

All'udienza è presente anche Antonio Margarito, un altro studente che avrebbe subito un tentativo di evirazione da parte di Martina Levato

Alexander Boettcher al processo: sguardo impassibile alle vittime

È iniziato questa mattina il processo a carico di Alexander Boettcher, accusato insieme alla compagna Martina Levato di aver lanciato addosso a Pietro Barbini, ex compagno di liceo di lei, oltre 2 litri di acido.

Il pm di Milano, Marcello Musso, si è opposto alla richiesta della difesa del broker di far uscire l'imputato dalla gabbia per farlo sedere a fianco dei suoi legali. Il pm ha fatto notare ai giudici che Boettcher "è un soggetto pericoloso" e il Collegio ha respinto la richiesta dei difensori spiegando che "l'affollamento e le dimensioni dell'aula" non consentono che l'imputato possa uscire dalla gabbia. Dalla ricostruzione di Paolo Colonnello, sulla Stampa, Alexander saluta e manda un bacio a una ragazza.

Presente oggi in aula anche Stefano Savi, un'altra delle vittime della coppia, sfigurato con l'acido il 2 novembre scorso e che in questa occasione si è costituito come parte civile.

"Stefano Savi è stato vittima di un errore di persona", ha ribadito davanti ai giudici il dirigente della questura di Milano Maria Josè Falcicchia, sentita come teste nel dibattimento.

Il giovane studente, infatti, in tutta questa storia di follia non c'entra nulla. La sua unica colpa è stata quella di somigliare ad un'altra vittima designata dal duo, Giuliano Carparelli, che aveva già sventato un tentativo di aggressione nei suoi confronti.

La dirigente della questura, che ha ricostruito tutto lo sviluppo delle indagini sui blitz con l'acido, ha spiegato che Savi non aveva alcun rapporto nè con Boettcher, né con Martina Levato, "ma ha avuto soltanto la sfortuna di frequentare gli stessi locali per studenti che frequentava anche Carparelli".

Secondo Falcicchia, Martina, Alexander ed il presunto complice Andrea Magnani avevano costituito "una vera e propria associazione, con tanto di organizzazione, basi logistiche e mezzi economici". Come emerso dalle indagini i tre non si sarebbero fermati, ma avevano individuato anche una "catena di vittime predestinate". Il movente ed il filo conduttore delle aggressioni, ha chiarito la dirigente, "erano le relazioni occasionali che Martina Levato aveva avuto con alcuni ragazzi da colpire".

Savi, quando è iniziata la deposizione della dirigente della Questura, ha dovuto abbandonare l'aula, in quanto anche lui testimone, passando per una porta che si trova vicino al banco dei

giudici. Camminando a fianco alla gabbia dove era rinchiuso il suo aggressore, il giovane lo ha guardato dritto negli occhi. Boettcher ha risposto allo sguardo con il volto impassibile, come di solito durante le udienze.

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