Procure groviera ma nessuno paga

Difficile che un mascalzone si suicidi se preso in castagna, più facile che ci provi chi non ha la scorza del delinquente e, nonostante ciò, sia finito prima in guai giudiziari e poi alla gogna pubblica.

Procure groviera ma nessuno paga

Difficile che un mascalzone si suicidi se preso in castagna, più facile che ci provi chi non ha la scorza del delinquente e, nonostante ciò, sia finito prima in guai giudiziari e poi alla gogna pubblica.

Giovanna Boda, la dirigente del ministero dell'Istruzione, è, a detta di tutti, ma proprio tutti quelli che ci hanno avuto a che fare, una bella e brava persona, oltre che un funzionario integerrimo. Finita indagata per una storia di presunta corruzione, subita una perquisizione invasiva e sbattuta in prima pagina, si trova ora in un reparto di rianimazione tra la vita e la morte dopo essersi buttata dalla finestra per la vergogna. Vedremo se le accuse sono fondate o se si è di fronte all'ennesimo, clamoroso equivoco. Non ho le carte per farmi un giudizio, ma so una cosa. Gli inquirenti hanno giustificato la perquisizione in quanto, cito, «c'era un concreto rischio di fuga di notizie» che avrebbe potuto pregiudicare l'indagine. La procura ammette quindi che al suo interno c'è qualcuno che ha commesso o stava per commettere il reato di violazione del segreto istruttorio, un reato grave punito dal codice penale, articolo 326: «Il pubblico ufficiale o la persona incaricata di un pubblico servizio che, violando i doveri inerenti alle funzioni o al servizio, o comunque abusando della sua qualità, rivela notizie di ufficio, le quali debbano rimanere segrete, o ne agevola in qualsiasi modo la conoscenza, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni».

A questo punto mi chiedo se qualcuno alla procura di Roma, o a quella di Perugia competente sui magistrati della Capitale, stia indagando per scoprire e punire i responsabili - magistrati, cancellieri o agenti di polizia giudiziaria che siano - del reato di cui sopra o se, viceversa, come sempre accade, cane non mangia cane e quindi l'obbligatorietà dell'azione penale non vale per i reati commessi nelle procure. Perché ora l'indagine sarà anche salva, ma Giovanna Boda no, non ancora, per colpa anche di una «accelerazione» figlia di un reato, almeno questo, non commesso da lei.

A parte la guarigione della

signora, non so proprio cosa augurarmi, nel senso che se le prove a suo carico si rivelassero non schiaccianti saremmo di fronte a un classico caso di istigazione o induzione al suicidio. Mandante la magistratura, cioè lo Stato.

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