I Maneskin torneranno a suonare a Roma. Vista l'impennata estiva dei contagi Covid, però, diversi medici di famiglia hanno lanciato un appello volto al rinvio del concerto per ragioni sanitarie. Totalmente contrario Andrea Crisanti, professore di microbiologia all'Università di Padova.
Ospite alla trasmissione L'aria che tira su La7 gli è stato chiesto cosa ne pensasse in merito all'invito fatto dai dottori. La sua risposta è molto chiara. Tanto vale che i giovani si infettino e contraggano una malattia lieve perché in questa maniera possono contribuire all'immunità di gregge. "Innanzitutto penso ci sia una fatica sociale a accettare misure come quelle che abbiamo utilizzato fino adesso. Con questo virus, che ha un indice di trasmissione tra 12 e 15, non c'è nessuna norma che sia in grado di contenerlo a livello di popolazione", spiega il microbiologo. E ha poi aggiunto che se questa sera oltre 60mila giovani si divertiranno e non faranno attenzione durante il concerto, è probabile che parte di essi "si infetterà sviluppando una malattia molto lieve che contribuirà all'immunità".
Anche perché, continua Crisanti: "Il fatto che il virus circoli non è necessariamente negativo perché supplisce al fatto che le persone non si sono vaccinate. La vera sfida sarebbe quella di proteggere i fragili con misure concertate e coerenti, cosa che non facciamo". In altre parole, più che stare a preoccuparsi riguardo cosa devono o non devono fare i giovani, i quali sono stati privati della loro libertà già per troppo tempo con conseguenze sociali distruttive, il governo dovrebbe occuparsi su come proteggere anziani e soggetti fragili. "In questo momento siamo più protetti dai guariti che dai vaccinati perché negli ultimi sei mesi con la malattia si sono immunizzati circa 20 milioni di Italiani. Paradossalmente il virus più circola e più induce protezione nella popolazione".
Dello stesso avviso anche l'infettivologo Pierluigi Viale, direttore del reparto Malattie Infettive del Sant'Orsola, il quale dichiara: "Il virus non è più quello del 2020, ora va lasciato circolare. Invece il governo non si muove nel cambiare le norme e questo sta paralizzando di nuovo gli ospedali". Nonostante siamo nel mezzo di una nuova ondata, Viale non ha mezze misure. Bisogna imparare a convivere con il virus. "Il virus sta infettando la popolazione senza creare casi gravi, ma noi nel giro di 15 giorni diventeremo matti a trovare posti letto per chi ha tutt'altro che il Covid. Dunque - spiega - lasciamolo andare perché fortunatamente di questa variante di Covid non si muore: ormai è solo concausa di mortalità nelle persone fragili".
Come proteggere i più fragili
La quarta dose, secondo Crisanti, è la prima risposta perché estende in maniera importante la protezione anticorpale. Per farlo però è necessario comunicare meglio quali sono le persone a cui è consigliata. Per il professore dell'Università di Padova, tra l'altro, dovrebbe essere estesa immediatamente agli over 60. "Ma per evitare un altro flop bisogna spiegare bene come stanno le cose. Ad esempio - afferma su La Stampa - che il 90% dei morti erano vaccinati ma con un sistema immunitario così compromesso da non rispondere ai vaccini, che per tutti gli altri funzionano. Perché se non diciamo anche queste verità poi non si è più credibili sul resto".
"Poi spiegherei bene che le Ffp2 proteggono benissimo e che i fragili dovrebbero indossarle ovunque percepiscano un pericolo di contagio. Chi entra in contatto con loro - aggiunge -dovrebbe fare un tampone preventivo, possibilmente molecolare. E ai fragili in età di lavoro oltre che ai loro caregiver estenderei il diritto allo smart working oppure assicurerei spazi protetti nei luoghi di lavoro".
L'obiezione fatta a Crisanti sul far correre i contagi, però, è il rischio di far nascere nuove e più insidiose varianti. La sua risposta non lascia molte interpretazioni: "Tentare di bloccare soltanto da noi la nascita di nuove mutazioni è un po' come voler svuotare l'oceano con un cucchiaino". Questo perché i Paesi causa delle nuove varianti sono quelli con bassi livelli di vaccinazione e condizioni sanitarie più difficili come "India, Brasile e Sudafrica".
Il problema degli ospedali e dei tamponi
È necessario poi cambiare regole per gli ospedali altrimenti si rischia di paralizzare un intero sistema già precario di suo. "Ora se arrivi in ospedale per una colica renale, e per caso scopri che sei positivo, entri in un tunnel senza uscita. Le regole vanno cambiate. Ma non posso deciderlo io e nemmeno la Gibertoni o l'assessore Donini: è il governo che deve muoversi aggiornando le misure". Ovviamente senza tralasciare l'attenzione nei reparti degli immunodepressi. "Meglio rischiare di prendersi il Covid - si chiede Viale - o essere mandati a casa perché l'ortopedia è chiusa e dunque slitta di tre mesi l'operazione a un'anca? Non ha più senso poi dimettere i pazienti solo quando si sono negativizzati, perché nel frattempo occupano un posto utile ad altri, mentre se stanno già bene potrebbero gestire l'attesa a casa".
Fosse per Viale, inoltre, basta anche ai tamponi quando si è asintomatici.
"Solo quando si è sintomatici, quando cioè si ha un raffreddore o un'infezione alle vie respiratorie. E vanno bene anche i test fai da te. L'importante è dichiararlo". In conclusione: test precoci ai sintomatici e cure a casa con gli antivirali che "permettono di negativizzarsi in due giorni".
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.