"Noi siamo come Putin. Se Putin è un mostro, lo siamo anche noi". Il tono di voce concitato accompagna il ragionamento, le mani si muovono quasi a voler scandire le parole. Le tesi esposte sono controverse, ma il professor Alessandro Orsini tira dritto e rincara la dose: "Se Zelensky diventa un ostacolo alla pace, per me deve essere abbandonato". Qualcuno strabuzza gli occhi, altri restano comprensibilmente perplessi. Ma in tv il direttore dell'Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della Luiss funziona anche per questo. Per le sue uscite roboanti che si prestano a facili critiche.
Del resto, in un momento come quello attuale, puntare il dito contro l'Europa e invitare a comprendere le ragioni di Putin è un'operazione assai ardimentosa da sostenersi. Ma non per il professor Orsini. Nelle sue ospitate televisive - l'ultima è avvenuta ieri sera su La7 - il docente universitario si lancia in dissertazioni e ragionamenti dal dubbio pragmatismo. Buoni per una lezione accademica, un po' meno per la situazione di oggettiva emergenza deflagrata sotto i nostri occhi.
"Zelensky sta assumendo una postura che non mi piace, lo vedo come un pericolo per la pace (...) Va isolato, come Boris Johnson. Il premier britannico è il più guerrafondaio dei leader europeisti, l'Unione Europea si sta facendo guidare da Johnson, che è stato messo lì per fare la Brexit", ha tuonato ieri a Piazzapulita il professore, innescando l'immediato disappunto della giornalista Cecilia Sala. "Johnson e Zelensky sono stati eletti. Cosa succede in Ucraina lo decidono gli ucraini e non lei", ha chiosato quest'ultima. Poi lo scontro con David Parenzo. "La differenza tra quello che noi abbiamo fatto all'Iraq e quello che Putin fa all'Ucraina non c'è", ha affermato Orsini. E il giornalista: "Lei dice una bestialità". Poco prima, l'accademico aveva offerto la propria versione sulle condizioni per stipulare la pace: "Se Putin è un cane schifoso, tra schifosi possiamo intenderci e fare la pace".
Intanto, sui social scorrevano commenti e osservazioni critiche sugli interventi del docente, ritenuti - per quanto utili ad alimentare il confronto - un assist a chi sosiene posizioni comprensive nei cronfronti dell'azione russa. Del resto, solo un paio di settimane fa, lo stesso Orsini aveva definito Putin "terrorizzato" dal blocco occidentale e aveva bollato l'aiuto armato all'Ucraina come un "tragico errore dell'Unione Europea". Al contempo, tuttavia, non era stato così esplicito nel fornire una soluzione per arginare le violenze sui civili in corso proprio in quelle ore.
Sospinto dalle proprie teorie, il professore è così diventato un protagonista dei dibattiti televisivi e proprio oggi è approdato al Fatto Quotidiano di Marco Travaglio. In un editoriale, stamani, il giornalista gli ha addirittura concesso la propria solenne benedizione, annoverandolo tra i "veri esperti di guerra" e annunciando l'inizio della sua collaborazione. Nei giorni scorsi, infatti, il docente aveva lasciato Il Messaggero, scusandosi con i lettori che - a suo dire - avevano sottoscitto un abbonamento soltanto per leggere i suoi articoli. Una comunicazione, avvenuta via social, che aveva suscitato facili ironie e sfottò. "Le masse di abbonati a Il Messaggero solo per leggere gli articoli del prof Orsini... Possiamo fare qualcosa per loro? Magari una class action?", aveva ad esempio ironizzato un utente su Twitter. E un altro: "Il famoso Orsini per il quale i lettori sottoscrivevano gli abbonamenti...
E adesso come faranno senza di lui?". Qualcuno poi aveva chiosato: "Praticamente si scusa con mamma e parenti stretti".Ora, l'ingresso del prof alla corte di Travaglio. Un luogo ospitale per chi è abituato a fare la lezione agli altri.
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