"Io con le beghe politiche della mia generazione non volevo avere nulla a che fare, molto meglio il punk". È nato negli anni Sessanta e ha iniziato a calcare la scena underground milanese proprio quando l’estremismo politico la faceva da padrone. È per questo che Dj Ringo, speaker radiofonico di razza con l’attitudine da eterno punkettone, ha fatto le valigie e se n’è andato a Londra, prima, e a Los Angeles poi. Oggi la riproposizione di quelle logiche e di quei meccanismi lo allergizza. Soprattutto se lo scimmiottamento arriva dalla grancassa degli artisti engagé. Lo abbiamo visto in azione con Damiano dei Maneskin che all’indomani della vittoria del centrodestra twittava: "Today is a sad day for my country". La replica è stata un sonoro e corrosivo: "Damiano but the country has been sad since you make music".
Tu non usi i social per veicolare messaggi politici.
"Per carità, negli anni Settanta ho preso le distanze dalla scena milanese perché con la politica non volevo avere nulla a che fare, e rimango di quell’avviso. Erano i tempi delle molotov al parco Lambro di Milano e dei servizi d’ordine gestiti da Lotta Continua, in quel periodo se ti mettevi il giubbotto sbagliato ad un concerto ti davano del nazi e ti menavano".
Oggi?
"Oggi ti vengono ad infamare sui social se non ti allinei al mainstream. È cambiato il contesto, ma la mentalità è rimasta la stessa e non mi piace per niente. Gli hater politici sono persino peggiori degli hater musicali. Vedo troppa aggressività in giro, quando c’è da scendere in piazza per tasse e bollette però nessuno muove il culo".
Sarà perché i tuoi colleghi si stracciano le vesti per la vittoria del centrodestra.
"E poi fanno la resistenza alla fashion week rasentando il ridicolo. Ci vuole rispetto, perché per la resistenza c’è chi ha rimesso l’anima al creatore. Resistenza di che? Invece di parlare a vanvera, pensiamo alla musica, suoniamo, che siamo gli unici al mondo che non hanno dei dischi in classifica in inglese. Siamo messi male, prima dettavamo legge nella musica. Il rock italiano non lo seguo da anni. L’ultima avanguardia è stata quella dei Litfiba e dei Negrita, dopo di loro: il buio".
Quindi ha fatto bene la Pausini a rifiutarsi di cantare Bella Ciao in un talk.
"Secondo me ha fatto benissimo a non prestarsi alla messinscena: dalla Casa di Papel in poi, l’inno della resistenza è diventato un canto commerciale, un trend alla moda. È irrispettoso chiedere ad un’artista come la Pausini di cantare a comando un brano del genere, neanche fosse una canzoncina da karaoke".
Qualche tempo fa non le hai mandate a dire a Damiano dei Maneskin.
"È stata una battuta velenosa, l’ammetto (ride, ndr). Però trovo scorretto che un artista usi la propria popolarità per propagandare bufale. Ma chi l’ha detto che il Paese è triste? Chi è Damiano per parlare a nome degli italiani? Semmai sarà triste quella parte di Paese che ha perso le elezioni".
Possibile che non ci siano artisti con un pensiero diverso da quello progressista?
"Ci sono eccome, ma non si espongono. È comprensibile: se dici qualcosa che puzza di divergente non hai scampo. In realtà pure se te ne stai buono e in disparte ti etichettano lo stesso. Sembra che in Italia non ci sia spazio neanche per un pensiero apolitico: tutto quello che non è di sinistra, automaticamente, viene additato come fascista. È una storia vecchia come il mondo, e la gente non ne può più. Queste elezioni il centrodestra le ha vinte per stanchezza: gli italiani sono stanchi di questi meccanismi, stanchi di sentirsi ripetere sempre le stesse cose, di vedere gli stessi atteggiamenti. È per questo che hanno votato a destra, per provare qualcosa di diverso. Qualcuno dovrebbe farsi un esame di coscienza".
La famiglia di Rino Gaetano ha diffidato la Meloni ad usare le canzoni dell’artista. Che ne pensi?
"Posso comprendere il fastidio a livello umano, ma non dal punto di vista artistico. Non puoi piegare l’arte alle logiche di giusto e sbagliato. Se così fosse bisognerebbe mettere all’indice persino i Guns N’Roses per aver reinterpretato un brano musicale (Look at Your Game, Girl, ndr) del pluriomicida Charles Manson.
E poi se passasse un ragionamento del genere dove andremmo a finire? Al controllo preventivo della tessera di partito per chi compra un disco? E come ti comporti? Se è di destra non glielo vendi? È una logica da soviet".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.