Sono quattro gli scafisti arrestati nelle scorse ore in Sicilia, in un’operazione curata dalla Squadra Mobile di Ragusa, assieme a quella di Agrigento e Caltanissetta al comune di un’indagine condotta invece dalla procura di Agrigento.
Tutto risale allo scorso 17 ottobre, quando a Pozzallo sono sbarcati 164 migranti provenienti da Lampedusa. Sull’isola delle Pelagie le persone in questione erano approdate in due momenti differenti, tra il 12 ed il 16 di ottobre.
Per via delle condizioni sempre più precarie dell’hotspot lampedusano, si è quindi deciso di trasferire i migranti in Sicilia. Qui le persone approdate a Lampedusa sono destinate solitamente tra i centri siciliani più importanti dopo essere arrivate, il più delle volte con traghetti di linea, a Porto Empedocle.
Il gruppo di 164 migranti, come detto, viene portato a Pozzallo, nel ragusano: si tratta di una località che, anche per via della presenza di un importante porto, negli anni delle emergenze ha affrontato in prima linea il problema dell’immigrazione.
Ecco perché all’interno del suo territorio comunale, sorge uno dei centri d’accoglienza più capienti dell’intera Sicilia. Mentre i migranti venivano trasferiti in provincia di Ragusa, contemporaneamente ad Agrigento la procura avviava un’indagine per accertare l’eventuale presenza di scafisti nei due gruppi approdati a Lampedusa tra il 12 ed il 16 di ottobre.
L’inchiesta ha portato ai risultati sperati: tramite le testimonianze delle stesse persone trasportate a Pozzallo, gli inquirenti hanno potuto riconoscere quattro scafisti che hanno provato a mimetizzarsi tra i migranti ospiti in Sicilia. Si tratta, in particolar modo, di un tunisino che ha condotto il 12 ottobre un’imbarcazione con 100 persone a bordo a Lampedusa, così come di tre algerini che invece hanno portato sull’isola una sessantina di migranti il 16 ottobre.
Tutti e quattro hanno un’età compresa tra i 28 ed i 35 anni. Due di loro sono stati arrestati nello stesso hotspot di Pozzallo dalla Squadra Mobile di Ragusa, uno invece, come si legge sull’Agi, a Lampedusa dagli agenti di Agrigento, mentre un altro infine a Caltanissetta in quanto ospitato all’interno del locale centro d’accoglienza.
Secondo le testimonianze, gli scafisti sono arrivati a farsi pagare anche mille Euro a persona per affrontare gli ennesimi viaggi della speranza. Soldi dunque intascati dagli stessi scafisti appartenenti alle organizzazioni criminali che, tra Tunisia e Libia, operano nelle tratte dei migranti perlopiù provenienti dall’Africa sub sahariana.
Intanto, sempre a Pozzallo, nelle ultime ore è arrivata la nave Diciotti della Guardia Costiera con 68 migranti a bordo. Anche loro sono in gran parte sub sahariani, soccorsi non lontano dalle acque libiche dai mezzi italiani e, in particolare, dal rimorchiatore Asso 29.
Dopo le operazioni di soccorso, i 68 migranti sono stati trasbordati nella nave Diciotti, la stessa protagonista nell’agosto del 2018 di uno dei casi più celebri riguardanti l’immigrazione durante il precedente esecutivo di Giuseppe Conte. Si tratta infatti del mezzo trattenuto a Catania per diversi giorni con alcuni migranti a bordo, a cui l’allora ministro dell’interno Matteo Salvini ha notificato il divieto di approdo nei nostri porti.
Una situazione quella, che ha avuto risvolti sia politici che giudiziari per via di un’indagine contro lo stesso Salvini avviata dalla procura di Agrigento.
Questa volta invece, la
linea del Viminale guidato da Luciana Lamorgese appare diametralmente opposta: proprio dalla sede del ministero dell’interno è arrivato, poco dopo il salvataggio, l’indicazione di Pozzallo come porto sicuro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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