Quei cani massacrati in Cina salvati da un attivista italiano

Cani torturati e poi cucinati su grosse braci. Si tratta del massacro di Yulin, città della Cina, dove si celebra il Meat Dog Festival. Un'attivista italiano, Davide Acito, ne salva a decine ogni anno

In foto, Davide Acito, l'attivista italiano che salva i cani dall'inferno di Yulin
In foto, Davide Acito, l'attivista italiano che salva i cani dall'inferno di Yulin

Cani massacrati, torturati fino alla morte e poi, cotti allo spiedo come polli. È l'inferno a cui vengono condannate decine, centinaia, forse migliaia di bestiole, nella città di Yulin, nella civilissima Cina.

Un massacro a cielo aperto. Accade nella provincia del Guangxi, a più di duemila chilometri da Pechino, in un villaggio che sembra – ma forse lo è per davvero – distante anni luce dalla civiltà moderna. Accade, ogni anno, nella settimana tra il 21 e il 30 giugno, a ridosso del solstizio d'estate, a Yulin. L'occasione per dare seguito alla mattanza massiccia è una rassegna del gusto dedicata, il Dog Meat Festival, durante la quale, per l'appunto, si celebra il vile abominio. Così, un numero indefinito di cani diventa ingrediente per pietanze street-food. Colonne di fumo nero sfidano il buon senso comune, tra le decine di bancarelle addobbate a festa e una fiumana di visitatori che pare gradire l'iniziativa. Ne arrostiscono quantità esorbitanti, a ciclo continuo. Orrore puro.

Secondo una recente stima dell'istituto World Dog Alliance, l'ente a tutela dei diritti degli animali di razza canina, sono circa 10 milioni le bestiole che ogni anno diventano carne da macello alla "kermesse gastronomica". Un rituale tribale, arcaico e obsoleto a cui ci si prepara mesi prima della rassegna. Durante l'inverno, infatti, si procede alla cattura dei randagi nelle varie campagne e villaggi confacenti alla provincia di Guangxi (talvolta ci si spinge anche oltre i confini regionali). Poi, nelle slaughter house, macelli allestiti ad hoc, i cani vengono ammassati, lasciati senza acqua né cibo, bastonati e torturati senza alcuna pietà. Un massacro necessario che, a detta degli organizzatori, viene eseguito nel rispetto di antiche credenze per le quali più un animale sarà torturato prima del consumo, maggiore sarà la carica sessuale acquisita da chi se ne "delizierà il palato".

Per fortuna, però, esistono gli animalisti, associazioni che si battono per porre fine a questo scempio immondo. Tra queste, spicca quella del 33enne italiano Davide Acito che, con la sua Actjon Project animal, in rapporto di stretta collaborazione con gli attivisti cinnesi, organizza delle vere e proprie "missioni di liberazione". A scaglioni, si introducono di notte nelle slaughter house di Yulin, raccattano quanti più cani possono e li caricano su un camion. Poi scappano, in fuga per 25/30 ore, fino a Tianjin, dove è stato costruito l'Island Dog Village, un centro di accoglienza per le bestiole scampate al truce massacro. Fondatrice e finanziatrice del rifugio è la stilista italiana Elisabetta Franchi che, avvalendosi di un team di specialisti, accoglie e cura i randagi, occupandosene fino al momento dell'adozione. Una iniziativa encomiabile che premia, ancora una volta, il grande cuore degli italiani.

Tra le bestiole salvate, ve n'è una che è riuscita ad approdare in Italia. Si chiama Beatrix ed è una piccola meticcia dalle fattezze simili a quelle di un labrador. Davide le ha salvato letteralmente la vita, strappandola all'inferno del piccolo villaggio cinese. Dopo aver superato un lunghissimo iter burocratico, la cagnolina è riuscita ad approdare in Emilia, alle porte di Bologna. Oggi, ad occuparsene, ci pensa mamma Angela, una signora di Granarolo che se cura fosse un figlio.

"Non mi sembra vero – racconta la donna alle pagine del quotidiano La Repubblicaquando l'hanno portata stava in un angolo terrorizzata, non toccava cibo, non abbaiava, sembrava muta". Ma adesso, è tutta un'altra storia. Beatrix si è rimessa in sesto, corre, saltella, e scondinzola felicemente. E quella prigione di Yulin, è già un ricordo lontano.

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