Bologna è la prima grande città italiana a imporre il limite di velocità dei trenta all'ora sulle sue strade. Dubito, e sono in compagnia di persone esperte, che questo la renderà più sicura o meno inquinata. La maggior parte degli incidenti stradali con gravi conseguenze che accadono nei centri urbani in ore diurne, e che per lo più coinvolgono pedoni e ciclisti, non sono dovuti alla velocità bensì alla distrazione. Certo, se abolissimo la circolazione delle auto qualche cosa accadrebbe, anche se dalla nascita delle città ai primi del Novecento, quando apparvero le prime vetture, non è che spostarsi tra carrozze e cavalli imbizzarriti fosse poi molto più sicuro. Ma ovviamente il punto è un altro, non c'entra la sicurezza bensì l'ideologia green che al sindaco di Bologna non è parso vero di poter cavalcare per mettersi chissà quale medaglia. Parola d'ordine della sinistra europea: rallentare, tornare indietro e illudere la gente che questo sia possibile e utile.
Già, noi rallentiamo mentre nel resto del mondo, dalla Cina all'India fino ai Paesi arabi, accelerano come matti per arrivare a una superiorità tecnologica che è già diventata economica e che quanto prima diventerà politica e culturale. Ci sono tanti modi di arrendersi a qualcuno che vuole prendere il tuo posto nel mondo e pure a casa tua e il più stupido di tutti è quello di imporsi di andare a trenta all'ora, in auto come sul lavoro (a sinistra già si parla della settimana lavorativa di quattro giorni) perché bisogna badare innanzi tutto alla qualità della vita oltre ovviamente che dell'aria. Diciamolo fuori di ipocrisia: abbiamo gli stipendi più bassi tra i Paesi occidentali perché già oggi abbiamo la produttività più bassa dell'Occidente e per alzare gli uni e l'altra c'è una sola ricetta: accelerare, come ben sanno i nostri artigiani, commercianti e piccoli imprenditori alle prese con i rallentamenti imposti in ogni campo da amministratori e governanti che raramente hanno avuto il bisogno di misurarsi con la velocità.
Certo, tutti noi a volte sogniamo e speriamo di poter rallentare, poi però nella cassetta della posta troviamo le bollette, c'è la retta della scuola del figlio e il compleanno della moglie. E lì cade il mito sinistrorso della decrescita felice. Ed è chiaro che non si può rallentare, né in auto né nella vita.
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