Un'Italia a doppia velocità: laboriosa al Nord e inerme al Sud. Stavolta però, non c'entra la questione meridionale, anzi stavolta fa ancora più rabbia vedere come ci sia una discrepanza netta tra ciò che smuove interessi economici e ciò che invece, probabilmente li smuove in maniera minore e quindi può attendere mesi, anni, forse decenni. Il ponte Morandi è crollato 18 mesi fa in un ferragosto di pioggia. Una tragedia umana, la sua caduta ha spaccato in due Genova e la Liguria. Il viadotto Himera sulla A19 Palermo-Catania ha spezzato in due l'economia di un'intera isola e fortunatamente non ha fatto vittime. Eppure quei 180 metri di viadotto sono caduti nell'aprile del 2015, ovvero cinque anni fa. Troppo tempo per attendere una ricostruzione che fino ad adesso è solo nelle parole dei ministri che in questi ultimi anni si sono succeduti al Mit.
A Genova oggi è terminata la costruzione dell'ultima delle 18 maxi pile del nuovo viadotto sul Polcevera. Le strutture in cemento armato da 40 metri di altezza sorreggeranno l'infrastruttura che sostituirà il ponte Morandi. Nel cantiere, che vede al lavoro per la ricostruzione del viadotto la joint venture PerGenova costituita da Salini Impregilo e Fincantieri Infrastructure, la prima fondazione è iniziata il 24 giugno 2019 e, tra sottofondazioni, fondazioni ed elevazioni, si è arrivati a realizzare in media 3 pile al mese. "Le pile - spiegano i costruttori in una nota - tra parti esposte e sotterranee, sfiorano un'altezza complessiva di 1500 metri, l'equivalente di due grattacieli come il Burj Khalifa. Le loro dimensioni esterne sono costanti (9,50 per 4,00 metri), per garantire uniformità prospettica all'opera e velocità di realizzazione grazie all'utilizzo della stessa tipologia di cassero esterno". Ad oggi sono invece dieci le campate già issate e dopo il varo del primo dei tre maxi impalcati da 100 metri e quello della quarta campata a levante, la parte di ponte già visibile misura ormai 550 metri, superando la metà della lunghezza complessiva di 1067 metri.
A Scillato nel palermitano, la ricostruzione è ferma. Dopo il rinvio da ottobre scorso ad aprile di quest’anno le ulteriori difficoltà manifestate non comporteranno - dicono dall'Anas - nessun nuovo rinvio. In una nota dello scorso 26 gennaio, Anas ha voluto precisare con fermezza che la dead line per la consegna dei lavori sarà rispettata e sarà per il prossimo aprile. "Anas conferma che i lavori procedono come da cronoprogramma – si legge nella nota – con ultimazione prevista entro fine aprile. Il varo dell’impalcato sarà eseguito come previsto. Per dovere di informazione, occorre puntualizzare che le richieste di maggiori oneri avanzate dall’impresa, inevitabili nella gestione di un appalto complesso come quello in questione, saranno trattate secondo le modalità previste dalla norma, ma non mettono a rischio la conclusione dei lavori". Non resta che attendere, anche se gli automobilisti lamentano il fatto che nel cantiere non c'è nessuno e la preoccupazione è che la ricostruzione sia l'ennesimo cantiere prima bloccato, poi sospeso e infine abbandonato. L'Anas è già al centro di polemiche per la chiusura di un altro viadotto della stessa A19, quello Cannatello dopo Ponte Cinque Archi che ha causato disagi, proteste e un nuovo scontro col governatore Nello Musumeci, torna a ribadire il rispetto dei tempi e l’apertura a fine aprile. L'assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone ha incontrato i vertici Anas più volte in queste settimane.
“La Sicilia e l’intero Mezzogiorno - dice Falcone - chiedono a gran voce non solo fondi per le infrastrutture, ma anche e soprattutto norme che snelliscano i complicati iter procedurali per realizzare un'opera così come sta avvenendo, ad esempio, per la ricostruzione del ponte di Genova. È arrivato il momento che ciascuno faccia la propria parte". Non resta che attendere aprile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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