Gli attacchi continui da parte del mondo tradizionalista a papa Francesco (ora smorzati) ma anche quelli provenienti dalla Germania e diretti al pontefice emerito Joseph Ratzinger: che l'epoca odierna sia particolare, dal punto di vista ecclesiologico, è lapalissiano. Ora, però, è proprio uno scritto dell'ex pontefice a squarciare il velo su quello che leggiamo, quasi con cadenza quotidiana, sul rapporto tra i vertici della Chiesa cattolica e le critiche che, in linguaggio dottrinale, si direbbe provengano "dal mondo".
Siamo, come spesso capita, nel campo di quelle che vengono definite "profezie". E un'omelia di Joseph Ratzinger che risale al 1977 - quella che è stata pubblicata su Il Corriere della Sera - presenta una disamina su quello che i pontefici avrebbero dovuto subire, con l'avvento della contemporaneità, e quindi del relativismo, del laicismo e così via.
"Oggi - premette quello che sarebbe divenuto Benedetto XVI - assistiamo al fatto curioso e inatteso che si volgono contro il papa proprio quelli che fino a vent' anni fa erano gli appassionati seguaci del papato; e che l'unità con il papa è minacciata più gravemente da coloro che fino a poco tempo fa di essa erano i più convinti alfieri. Ricevo giornalmente lettere - osserva l'ecclesiastico - che lamentano la distruzione della liturgia, che vedono nelle riforme del Concilio la distruzione della Chiesa". Di anti-conciliari se ne sarebbe parlato molto, eccome, nel corso dei decenni successivi. Tanto che, in specie nel corso di questo pontificato, le cronache hanno spesso raccontato delle critiche del "fronte tradizionale" ad "aperture" che, spesso e volentieri, non si sono verificate.
Joseph Ratzinger, che pone più di un accento su un'offensiva subita dalla liturgia, non dribbla l'argomento, e anzi ammette l'esistenza di una certa involuzione. Poi, però, elenca quanto subito da quelli che, con l'elezione in Conclave, sarebbero poi divenuti suoi predecessori: "Dal tempo di Pio IX - annota - nessun altro papa è stato attaccato, nessun altro papa è stato sotto la Croce quanto Paolo VI. Una volta, a un grande fautore evangelico dell'ecumenismo, egli disse che la cosa più grande che poteva avvenire oggi per l'unità della Chiesa era patire per questa unità e che oggi c'era la nuova ecumene di coloro che patiscono per l'unità". Mettere in discussione in maniera scientifica l'operato di un vescovo di Roma, in sintesi, è un modo potenziale per discutere dell'unità della Chiesa cattolica. E il "mite teologo" di Tubinga ha fatto della battaglia alle divisioni interne uno dei paradigmi della sua azione pastorale.
L'equiparazione tra il trattamento ricevuto da San Pietro e San Paolo e quanto constatato riguardo agli attacchi mossi nei confronti dei ponteficie, nell'omelia del papa emerito, diviene così naturale: "Pietro, che venne crocifisso a testa in giù, Paolo, che di sé disse che nel mondo gli Apostoli sarebbero diventati come spazzatura, ai quali tutti sputano in faccia. Forse possiamo comprendere meglio e con maggiore profondità la natura indistruttibile del papato in un tempo di critica al papa, più che in un tempo di entusiasmo per il papa".
Nonostante tutto, quindi, è proprio la persecuzione che testimonia quanto il papato sia "indistruttibile" e volto all'unitarismo del cristianesimo cattolico.Parole che oggi, considerato quanto accaduto rispetto agli attacchi da cui Ratzinger, tanto durante il pontificato quanto dopo le dimissioni, è stato costretto a difendersi, non possono che risuonare come profetiche.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.