È pur vero che in questi tempi di populismo e fantasia al potere molti cittadini non si sentono italiani, ma per fortuna o purtroppo lo sono. E molti altri cittadini stranieri, dopo avere completato un lungo percorso d'istruzione e d'integrazione, ambiscono a diventarlo secondo la legge. Tutto si sarebbero aspettati, però, tranne che la prova da superare per ottenere l'agognato status più che appurare la conoscenza di lingua, usi e costumi d'Italia assomigliasse piuttosto a un'offesa all'intelligenza. Senza differenze di nazionalità.
Il decreto sicurezza diventato legge nelle scorse settimane, bandiera del Carroccio, oltre alla condizione di risiedere nel nostro Paese da almeno dieci anni e di essere in possesso (...)
(...) di determinati requisiti, ha reintrodotto il test per la concessione della cittadinanza italiana con regole più stringenti, ovvero rendendo necessaria la certificazione di livello B1, anziché A1 com'era in precedenza. A elaborare il prototipo del quiz ci ha pensato l'Università degli stranieri di Perugia, così alcune domande sono apparse su Corriere.it, che si chiede addirittura se gli stessi italiani riuscirebbero a superarlo. In effetti, viene voglia di strappare il foglio e di rinunciare, ma non per la difficoltà, semmai per lo sconforto. Perché a scorrere i quesiti sorgono dubbi di ben altro tipo, altro che la corretta collocazione di pronomi e aggettivi possessivi. Ad esempio, la domanda 1. Se i tassisti leggessero la storiella intitolata «Catia e Kristina», metterebbero sotto assedio Palazzo Chigi, roba che in confronto le proteste contro Uber erano scampagnate da dopolavoro... «Siamo due studentesse straniere venute in Italia per studiare l'italiano a Roma. Appena arrivate alla stazione Termini, abbiamo preso un taxi regolare, bianco, con la luce sopra. Dovevamo andare all'inizio di via Nomentana e il tassista, subito, ci ha detto di non conoscere bene questa strada: così ha cominciato a girare per le vie di Roma. Il giorno dopo abbiamo capito che ci ha ingannate per prenderci 35 euro per la corsa (la Repubblica)». Domandona per l'aspirante italiano: cosa avranno mai voluto dirci di edificante Catia e Kristina? Facile, la risposta C è quella esatta: «Descrivono il comportamento poco corretto del tassista romano». Non un bello spot all'onestà italica.
Più avanti ci si imbatte nel quesito «Made in Italy». «Tutte le persone che, nei mercatini lungo le strade, comprano a basso prezzo oggetti di marca e prodotti non originali come borse, occhiali, cinture, possono avere dei problemi...». E lo chiedono proprio all'immigrato bengalese che è stato sfruttato dal racket della contraffazione e insieme al riconoscimento della cittadinanza cerca un lavoro regolare, lui sì non farebbe fatica a barrare la casella giusta. Visto che ieri era Sant'Ambrogio, un'altra analisi del testo dal contenuto scivoloso parla della Scala in questi termini: «... è diventato obbligatorio presentarsi in giacca e cravatta. I milanesi rispettano le direttive e si vestono sempre adeguatamente. Il problema è per alcuni ospiti che hanno poco rispetto per il teatro e per la città... (il Messaggero)».
Dato che il livello di ragionamento è questo, ci permettiamo di suggerire una risposta. Cari futuri concittadini, se nel test capita una domanda su Napoli, per diventare italiani (medi) vi basterà unire i puntini tra pizza, spaghetti e mandolino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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