Raffaella Carrà non è morta da nemmeno 48 ore, ancora si devono svolgere i suoi funerali, e già il suo nome viene strumentalizzato per le battaglie politiche. A poche ore dalla sua morte è partita l'iniziativa per dare il suo nome al ddl Zan, che in questi giorni sta infuocando il dibattito politico soprattutto a sinistra. I giallorossi si stanno sgretolando sotto il peso della loro stessa ipocrisia e rischiano di affossare il disegno di legge da loro proposto. Probabilmente la spinta emotiva della morte della Carrà nei loro piani sarebbe dovuto essere il buster per arrivare all'approvazione del ddl così com'è scritto. Ma c'è chi ha osato anche di più, strumentalizzando la morte della Raffa nazionale per qualche voto in più alle prossime elezioni amministrative: lui è Mauro Festa, candidato sindaco di Milano del Partito Gay.
Il suo obiettivo? Sradicare il nome di Indro Montanelli dal parco in zona Porta Venezia per sostituirlo con quello di Raffaella Carrà. Mauro Festa ha riesumato una polemica vecchia, stantia e ormai decaduta sul rigore morale di uno dei più importanti giornalisti italiani del Novecento. "Nel cuore della zona arcobaleno di Milano è necessario un simbolo riconoscibile per la comunità LGBT+ e che rappresenti un messaggio chiaro del Comune per veicolare ideali e principi che dice di sposare, ma, per ora, solo a parole. Per questo, chiediamo che il parco attualmente dedicato a Indro Montanelli in Porta Venezia venga intitolato a un’icona d’inclusività, rispetto e libertà conosciuta in tutto il mondo: Raffaella Carrà", ha detto Festa.
Il candidato, quindi, ha fatto cenno alle proteste di un anno fa, senza ricordare i vergognosi attacchi con la vernice alla statua del giornalista posizionata all'interno del parco. Non una parola di stigmatizzazione nei confronti di un atto vandalico effettuato sull'onda della cancel culture, anzi. Usa come immagine per rilanciare le sue parole proprio quella della statua imbratta: "Che il Comune di Milano dia lustro a un pedofilo, perché è di questo che si tratta, anche se non lo si dice mai apertamente, è semplicemente scandaloso. Il valore di Montanelli come giornalista sarà pure indiscusso, ma i suoi valori morali non possono e non devono essere taciuti e, anzi, premiati con riconoscimenti pubblici. Montanelli era un anarchico, conservatore, schiavista".
Quindi, Festa ha rilanciato: "L’ultima cosa di cui Milano ha bisogno è un luogo pubblico che sia simbolo di tutti questi valori estremamente divisivi e negativi.
Abbiamo, invece, bisogno di simboli che richiamino valori di umanità, positività e inclusività: Raffaella Carrà è stata in grado di unire 'da Trieste in giù' tutti gli italiani, nel rispetto di tutte le differenze e minoranze".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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