Dopo i "laboratori di spaccio" nelle cantine e nei garage del ragusano, è la volta delle scuole. Tre ragazzi - rispettivamente di 18, 20 e 21 anni - sono stati arrestati dagli agenti della squadra mobile di Ragusa per spaccio di sostanze stupefacenti.
L'indagine è stata portata avanti per un anno, a partire dall'arresto di un cittadino albanese trovato in possesso di trecento grammi di marijuana più un bilancino di precisione e una somma frutto dell'attività di spaccio. Attraverso alcune intercettazioni si è poi arrivati ai ragazzi che vendevano droga non solo per strada, ma anche a scuola durante la ricreazione. Un dettaglio, questo, che crea allarme sociale riproponendo il tema principe dell’emergenza tossicodipendenza: seguire di più i ragazzi, soprattutto in età scolare, per impedire che finiscano vittime della droga. Tre, come dicevamo, i giovani in manette: si occupavano di fornire la droga tra i banchi di scuola. Uno di loro, all'epoca delle indagini, era ancora minorenne. Di fondamentale importanza, per la conclusione delle ricerche da parte dei militari dell’Arma, la collaborazione dei dirigenti scolastici.
Per questo "Ricreazione" è il nome dato dai carabinieri all’operazione antidroga. I piccoli pusher contattavano i loro clienti, che erano tra i banchi di scuola, attraverso il cellulare o su Facebook per poi incontrarsi durante l'intervallo delle lezioni.
Dalle intercettazioni, è venuto fuori che i genitori degli spacciatori erano a conoscenza delle attività illecite dei figli e per giunta complici, secondo quanto si legge sugli organi di stampa locali. Infatti li aiutavano a nascondere la droga o a disfarsene.
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