Rapimenti, botte e stupri Ecco l'odissea dei migranti prima dell'arrivo in Italia

La Dda di Palermo ha raccolto i racconti dell'orrore dei naufraghi di Lampedusa: venivano sequestrati in Libia e costretti a versare soldi. Donne stuprate e "regalate" ai miliziani libici

Rapimenti, botte e stupri Ecco l'odissea dei migranti prima dell'arrivo in Italia

Un diario dell'orrore quello che i migranti salvati a Lampedusa il 3 ottobre scorso hanno raccontato alla Dda di Palermo. Prima che il barcone naufragasse al largo delle coste italiane causando la morte di 366 persone, sono stati sequestrati nel deserto della Libia, dove tutte le donne sono state stuprate. Poi, solo dopo il pagamento di un riscatto, condotti sulla costa e quindi imbarcati dopo il versamento di un’ulteriore somma.

Una vera e propria odissea raccontata dai superstiti e verificata dalla polizia che ha fermato il somalo Mouhamud Elmi Muhidin, accusato di essere tra i capo dell’organizzazione criminale che gestiva il traffico di esseri umani e che lavorava secondo uno schema ben preciso. I migranti venivano intercettati nel deserto e, sotto la minaccia di armi, venivano caricati su pick up e portati in un luogo di detenzione a Sebha, nel Sud della Libia. "Ciascuno di loro doveva contattare i familiari all’estero e far versare su dei conti correnti, attraverso i circuiti di money transfer, una cifra tra i 3.300 e i 3.500 euro", raccontato i magistrati. A pagamento avvenuto i profughi venivano trasferiti sulla costa libica dove veniva preteso un’ulteriore pagamento di 1.000/1.500 dollari per il biglietto della traversata.

Dopo il questo saldo, si attendeva di imbarcarsi su uno degli scafi in partenza verso le coste siciliane. Almeno una ventina di ragazze sono state violentate dai somali e in alcune occasioni persino "offerte in dono" a gruppi di paramilitari libici armati di mitragliatori AK-47 Kalashnikov.

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