Il rapper di Brescia e lo studente genovese: quanti sono gli jihadisti italiani

Sempre più ragazzi lasciano il nostro Paese sedotti dalla propaganda islamista e partono alla volta del Medio Oriente per combattere la guerra santa in nome di Allah

Il rapper di Brescia e lo studente genovese: quanti sono gli jihadisti italiani

Sono tanti, molti più di quanto si immagini. Ragazzi italiani disposti a sacrificare la vita per l'Islam: convertendosi, partendo per il Medio Oriente, eventualmente combattendo gli infedeli e sacrificandosi come martiri per la fede in Allah.

In Italia il fenomeno non è ancora così massiccio come in altri paesi europei (dalla Gran Bretagna partono centinaia di persone ogni anno), ma i dati parlano di una tendenza destinata a rafforzarsi. Spesso il brodo di coltura di questo genere di estremismi si trova sui social network: tra i messaggi a sfondo religioso e agli inviti alla conversione, sugli account dei jihadisti italiani compaiono messaggi d'odio per gli infedeli e di supporto per i combattenti della fede.

"Quanti musulmani hanno nella loro intenzione terrena la via verso 'al khilafa' (il Califfato islamico, ndr)?", chiede su Facebook Usama El Santawy: tra le risposte positive ("Presente!" e "Sarebbe bello...") c'è chi domanda ironico se debba aspettarsi attenzioni da parte della Cia. Serissimo, l'autore della domanda replica: "La Cia l'abbiamo già in casa".

Aladin, invece, se la prende con gli ebrei, insultando israeliani e sionisti in perfetto italiano: "Dannatamente furbi, diabolicamente maliziosi, truffatori per eccellenza". La solidarietà per Gaza unisce moltissimi militanti, ma le difficoltà di accesso ne orientano la maggior parte, tra quelli disposti a partire, verso la Siria, più facilmente raggiungibile.

Come successe a Giuliano Delnevo, ventenne genovese andato a morire nel deserto siriano nel 2013 dopo essere stato sedotto dalle sirene del jihadismo più radicale. Proveniente da una famiglia che nulla aveva a che fare con l'Islam, si trovava in Medio Oriente da oltre due anni ed è morto combattendo con gruppi ribelli.

Dalle indagini della Digos è emerso che Delnevo era in contatto con un altro ragazzo partito dall'Italia per combattere, Anas El Abboubi, meglio noto come Anas Al-Italy. Ventidue anni, da Vobarno, ottomila anime in provincia di Brescia, questo ragazzo marocchino con la passione del rap era stato arrestato per due settimane l'estate scorsa, con l'accusa di terrorismo. Poi la liberazione e la partenza alla volta della Siria, per unirsi ai ribelli islamisti impegnati a rovesciare il presidente Assad.

Da gennaio non si hanno più sue notizie e la sua pagina Facebook, dove pubblicava regolarmente un diario delle sue attività tra i combattenti, è stata oscurata.

Ancora, il ventenne di origini marocchine Mohamed Jarmoune, condannato nel 2012 a quattro anni e mezzo per aver fatto sopralluoghi nelle zone sensibili della zona di Brescia dove abitava, oltre che nella sede della comunità ebraica di Milano. Traduttore di manuali dei più noti predicatori islamisti, consultava online siti che fornivano istruzioni per confezionare bombe in casa.

Anche lui sembrava un ragazzo perfettamente inserito nel tessuto sociale della sua città, un lavoro a tempo indeterminato, addirittura il soprannome di "Mimmo

il timido".

Mai previsione fu più sbagliata, come troppo spesso accade per decine di ragazzi troppo deboli, sedotti dalla propaganda islamista e spinti sull'orlo di decisioni da cui, molte volte, non si torna più indietro.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica