I genitori della 14enne che ha detto di essere stata rasata a zero come punizione perché non voleva indossare il velo si difendono: "L'islam non c'entra, nostra figlia aveva i pidocchi".
La giovane da venerdì mattina si trova in una comunità protetta a Bologna dopo che i servizi sociali hanno deciso di allontanarla dalla famiglia, originaria del Bangladesh e in Italia dal 2004.
Tutto è iniziato quando l'adolescente è arrivata a scuola con i capelli rasati a zero: "Mia madre dice che non sono una brava musulmana - ha raccontato in lacrime ai professori - È stata lei a ridurmi in questo modo per punizione, perché non mi va di portare il velo".
Immediatamente i docenti lo hanno riferito alla preside, che ha presentato un esposto ai carabinieri, i quali hanno avvisato i servizi sociali. Dopo aver sentito la studentessa e la famiglia, gli assistenti sociali hanno valutato che la ragazzina dicesse il vero: non ha convinto la versione dei genitori che sostengono che lei stessa ha chiesto il taglio di capelli alla madre.
La giovane è stata allontanata e i genitori sono indagati per maltrattamenti in famiglia. ma loro continuano a negare e, in un'intervista al Resto del Carlino di Bologna, forniscono la loro versione dei fatti.
"Questa storia del velo non è vera e ha rovinato la mia famiglia - si lamenta il padre, un meccanico di 40 anni - Mia figlia è sempre stata libera di portare o no il velo. Parlo del hijab, che lascia scoperta la faccia. A volte lo portava, a volte lo toglieva. Come le altre mie due figlie di 15 e 17 anni, potete chiederlo a loro".
La spiegazione che fornisce per il radicale taglio di capelli è completamente diversa da quuella della figlia: "È successo perché aveva preso i pidocchi a scuola, c’erano due suoi compagni che li avevano. Mia moglie allora le ha tagliato i capelli, ma non era pratica e ha tagliato troppo. Lei però non si è lamentata, anzi l’aveva chiesto lei". La scuola, però, ha mentito che ci fossero casi di pidocchi ai carabinieri.
Secondo il bengalese non è così insolito, nel suo Paese d'origine, che le adolescenti si rasino completamente i capelli. "Anche alle altre mie figlie in passato l’abbiamo fatto, da noi non è così strano - prova a spiegare l'uomo - Mia figlia non si è lamentata per due o tre giorni, poi a scuola qualcuno le ha detto che stava male ed è successo tutto questo casino". Ma insiste: "Nessuno l’ha costretta, nessuno l’ha punita".
La famiglia, che è musulmana praticante, sostiene che la religione non c'entri in questa brutta storia, che loro non hanno mai imposto a nessuna delle tre figlie di portare il velo, ma anzi di averle sempre lasciate libere di vivere come le altre adolescenti italiane: possono andare alle feste, in pizzeria, al centro commerciale, e anche frequentare dei ragazzi.
"Le mie figlie sono sempre state libere - racconta il padre - Io sono musulmano, vado in moschea dopo il lavoro, seguo la mia religione e le mie tradizioni, ma loro non sono obbligate. Lo fanno solo se lo vogliono, è una loro scelta".
Qui, però, ancora una volta le versioni della famiglia e della ragazzina non collimano. Lei parla di pressioni per il velo, soprusi, umiliazioni. Anche i professori avrebbero raccontato alla preside di altri episodi di tensione fra la studentessa e i genitori per quel velo non gradito e di divieti di frequentare questo o quel ragazzo, soprattutto negli ultimi tre o quattro mesi. La sorella maggiore, invece, di 16 anni, difende i genitori e giura che quello che la 14enne ha raccontato non è vero.
I genitori chiedono che venga loro restituita la figlia: "Questa storia ha rovinato la mia famiglia e non è giusto, perché siamo brave persone. La mia bambina deve tornare a casa".
Ora sulla faccenda stanno indagando gli inquirenti.
Nei prossimi giorni i genitori saranno sentiti formalmente a verbale e messi a confronto con le versioni della figlia e dei testimoni: professori, preside, e forse gli stessi compagni di classe, per capire cosa sia successo davvero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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