Fanno discutere le dichiarazioni di Antonio Sbordone, questore di Reggio Emilia, in merito all’allarmante situazione all’interno degli edifici conosciuti con il nome di “ex officine reggiane”.
Nelle strutture, abitate da immigrati clandestini e senza tetto, impera oramai il degrado, e sono in molti ad invocare lo sgombero dei locali. È soltanto di due giorni fa, infatti, la notizia della cattura di un ladro e stupratore seriale che si nascondeva all’interno degli stabili abbandonati. Tale Ofori Bright, 30enne ghanese latitante da circa un anno.
Eppure, nonostante le più che valide motivazioni per procedere, non sarà attuata alcuna evacuazione. A dirlo è proprio Sbordone che, intervistato sulla “Gazzetta di Reggio”, si è dichiarato del tutto contrario ad un intervento del genere. “L’ipotesi di uno sgombero totale delle ex Reggiane, con intervento massiccio delle forze dell’ordine, è stato ipotizzato in sede di Comitato provinciale di ordine e sicurezza pubblica e subito scartato. Io mi sono dichiarato contrario: un intervento così invasivo creerebbe altri problemi”. Questa la spiegazione addotta dal questore di Reggio Emilia, il quale poi spiega come intende dunque affrontare la problematica dei numerosi episodi di violenza che si verificano nei pressi delle “ex reggiane”.
“Dobbiamo continuare quanto fatto nel corso del 2018. Verifiche martellanti, identificazione di tutti i presenti, espulsione dei clandestini. Di espulsioni avremmo potuto eseguirne di più, ma purtroppo i posti nei Cie sono limitati”. Espulsioni che, come ammette lo stesso questore, si rivelano a volte del tutto inutili. “Come questore non posso far altro che emettere il foglio di allontanamento: quest’ultimo viene consegnato al soggetto, sapendo che non ottempererà. La chiave, a mio avviso, è lo screening continuo delle presenze: la polizia continuerà a recarsi con cadenza quasi quotidiana alle ex Reggiane”.
Controlli continui, dunque, almeno due a settimana, ed opere di bonifica portate avanti dal comune di Reggio. Ma niente sgombero totale. “Anzitutto sarebbe ingiusto perché, tra una minoranza di clandestini, nei capannoni abbandonati finiscono anche poveri cristi in difficoltà temporanea. Sono tutti occupanti abusivi ma in mezzo ai criminali ci sono persone oneste: non si può fare di tutta l’erba un fascio”, spiega Sbordone.
“Inoltre un’operazione da tabula rasa comporterebbe conseguenze sociali d’impatto sulla città: i senzatetto finirebbero in via Turri o in stazione. Non abbiamo alternative da offrire loro”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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