Regioni che fanno dietrofront e sospendono gli open day AstraZeneca ai più giovani, governatori nel mirino per averli autorizzati e pronti a passare al contrattacco puntando il dito contro il governo, altri che già prima del pronunciamento di ieri sollecitavano le autorità competenti a dire una parola definitiva sull'uso del vaccino più controverso. Lo scarica barile sul farmaco di Oxford spiazza ancora una volta i già disorientati cittadini.
Il presidente della Liguria, Giovanni Toti, non ci sta ad essere crocifisso per aver dato il via libera all'open day dove la diciottenne deceduta a Genova per una trombosi aveva ricevuto la prima dose di AstraZeneca che probabilmente si è rivelata fatale per lei che soffriva di una carenza cronica di piastrine. L'iniziativa del 25 maggio nel capoluogo ligure aveva avuto il via libera della struttura commissariale che dipende da Palazzo Chigi e c'è un lettera inviata lo scorso 12 maggio alle Regioni dal capo di gabinetto del generale Figliuolo a dimostrarlo, con tanto di parere del Comitato tecnico scientifico che «non rileva motivi ostativi a che vengano organizzate dalle differenti realtà regionali iniziative, quali i vaccination day, mirate a offrire, in seguito ad adesione/richiesta volontaria, i vaccini a vettore adenovirale a tutti i soggetti di età superiore ai 18 anni». Toti pubblica la lettera su Facebook «per tutti coloro che scrivono, raccontano, commentano su radio, tv, giornali, dibattiti politici e che continuano a dire che le Regioni sugli open day di AstraZeneca sono andate per conto loro e in ordine sparso». Nessuna invenzione delle Regioni, insiste il governatore della Liguria. La possibilità di utilizzare il vaccino di Oxford, raccomandato agli over 60, per tutti su base volontaria «è un suggerimento che arriva dai massimi organi tecnico-scientifici per aumentare il volume di vaccinazioni, e quindi evitare più morti».
Ora che il governo ha deciso di non usare più AstraZeneca per gli under 60, Toti fa sapere che la sua Regione si atterrà alle regole. «Certo, non è simpatico lo scaricabarile e si poteva arrivare prima a decisione più certa», dice ribadendo che la possibilità di utilizzare il vaccino per i più giovani non è stata una libera iniziativa delle Regioni, ma una precisa indicazione reiterata più volte nel tempo. Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ritiene «sconcertante» tutta la vicenda sottolineando quella che definisce una «contraddizione» presente solo in Italia: «Siamo l'unico Paese nel quale la gestione del piano anti Covid non è affidata direttamente al ministero della Salute. Questo modello sta rivelando in queste ore la sua contraddittorietà e improduttività». Già prima dello stop imposto ieri ad AstraZeneca, De Luca aveva annunciato che in Campania il vaccino di Oxford non sarebbe stato somministrato sotto i 60 anni. Diverse Regioni avevano anticipato le mosse del governo fermando per prudenza gli open day AstraZeneca, come il Lazio che aveva programmato una settimana dedicata agli over 18. Tutto fermo, prenotazioni sospese. Gli appuntamenti di chi aveva già prenotato la somministrazione della prima dose con AstraZeneca durante l'open week verranno riprogrammati con altri vaccini. «Basta raccomandazioni, AstraZeneca o si fa o non si fa, non è più il momento delle incertezze perché questa situazione sta causando un notevole disagio», il monito dell'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato. Anche l'Umbria aveva disposto precauzionalmente la sospensione delle somministrazioni agli under 60 e, a seguito della decisione formale del Cts, ha fatto sapere che darà indicazioni su come concludere il ciclo vaccinale ai più giovani che hanno già ricevuto la prima dose di AstraZeneca. Idem in Calabria. Già da oggi in Lombardia cambia la programmazione delle vaccinazioni con il farmaco di Oxford: agli over 60 i richiami saranno fatti con lo stesso vaccino, mentre si cambierà agli under 60 che hanno ricevuto la prima dose di AstraZeneca.
Ma cosa dicono gli esperti sul richiamo con un vaccino diverso dal primo? «Teoricamente sappiamo che si può fare e addirittura potrebbe anche essere più vantaggioso. Quindi, perché no?», dice a Radio anch'io Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.