Quando è stata uccisa, Erin Tomkins non aveva ancora compiuto due anni. Era il 21 febbraio 2018 quando Martin Johnson, compagno della madre della piccola, le ha tolto la vita, nella sua casa di Sheffield, una cittadina della contea inglese South Yorkshire.
La condanna, per il ventenne britannico, però, è arrivata in queste ore. Secondo quanto riportato da Il Messaggero, il giorno dell'omicidio, fu proprio Johnson ad avvertire i soccorsi, chiamando il 999, dalla casa della compagna. All'arrivo, i sanitari avevano trovato la bambina ricoperta da lividi sul viso e su tutto il corpo e alcune tracce di sangue. La piccola, infatti, aveva dieci ferite profonde alla testa, ma era stato l'esame autoptico a rivelare che aveva subito anche fratture agli arti e alla colonna vertebrale.
L'omicidio della bambina è stato descritto dalla polizia come "il caso peggiore" degli ultimi decenni. L'ispettore capo, il detective Steve Whittaker, della polizia del Sout Yorkshire, ha definito la morte della bambina come "un attacco selvaggio": "In 32 anni di carriera non mi sono mai trovato davanti a una cosa simile. Questo è un uomo che non ha mostrato mai alcun rimorso e questo la dice lunga". All'inizio, il ventenne avrebbe anche cercato di incolpare Kira Tomkins, la madre della piccola, dell'accaduto. Johnson, ex chef, a chi lo interrogava, poco dopo l'omicidio, avrebbe anche detto: "Stavamo giocando a casa quando è crollata". Ma dalle forze dell'ordine è stato riconosciuto subito come colpevole.
Il tribunale, in queste ore, per lui ha disposto la pena del'ergastolo. Kira Tomkins, presente in aula, alla lettura del verdetto, sarebbe scoppiata in lacrime.
E avrebbe aggiunto: "Mia figlia non avrebbe mai dovuto aver paura in casa sua. Avrebbe dovuto avere l'opportunità di crescere e vivere la sua vita, ma non ha mai nemmeno potuto iniziarla. Quando chiudo gli occhi la vedo e questo mi ricorda la sua innocenza".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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