Respinta da tre ospedali pieni. Bebè morta, vergogna nazionale

Appena nata accusa una crisi respiratoria, ma la clinica non è attrezzata Introvabile un posto in terapia intensiva. E si indigna anche Mattarella

È morta tre ore dopo aver spalancato gli occhi sulla vita. Una neonata di Catania è deceduta ieri mattina dentro l'ambulanza che la trasportava a Ragusa da Catania, dove non c'era posto nei reparti di rianimazione pediatrica.

La tragedia di due genitori potrebbe essere quella di chiunque, in un Paese dove ancora si muore per mancanza di posti letto. La storia ha choccato l'Italia, spingendo anche il capo dello Stato Sergio Mattarella ad entrare nel merito, telefonando al governatore della Sicilia Rosario Crocetta per esprimere «incredulità» e sconcerto. Sul caso sono state aperte due inchieste della magistratura e il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha già spedito gli ispettori nell'isola, per far chiarezza, ma sta di fatto che Andrea, 31 anni, inserviente in un bar e sua moglie Tania, 30 anni, casalinga, hanno fatto in tempo ad abbracciare Nicole una sola volta e ora devono seppellirla.

Secondo una prima ricostruzione la neonata è venuta alla luce nella notte tra mercoledì e giovedì nella casa di cura Gibino di Catania. Il parto, avvenuto all'una alla presenza del ginecologo di fiducia della donna, dell'anestesista, del rianimatore e del neonatologo era stato regolare. I medici, però, si sono accorti immediatamente che la neonata aveva crisi respiratorie. «Al momento della nascita presentava condizioni di salute critiche che richiedevano la rianimazione neonatale immediata e il trasferimento in un'unità di terapia intensiva neonatale una volta stabilizzati i parametri vitali - raccontano dalla clinica -. Eseguite tutte le procedure necessarie e ottenuta la stabilizzazione dei parametri, abbiamo provveduto immediatamente a eseguire la procedura necessaria al trasferimento nella più vicina e utile Utin. Solo dopo numerosi e vani tentativi, in seguito a svariate e reiterate richieste al 118, preso atto che l'unica disponibile era l'ospedale Paternò-Arezzo di Ragusa si è trasferita».

Già, perché al Garibaldi, al Santo Bambino e al Cannizzaro, di Catania non c'erano posto. La clinica a quel punto si è adoperata per trasportare Nicole insieme ai medici su un'ambulanza privata. Il tragitto era di un centinaio di chilometri. Ma dopo Vizzini, già in territorio ragusano, la neonata ha avuto un'altra violenta crisi e si è arresa. Inutile ogni tentativo di rianimarla. A quel punto i sanitari hanno portato il cadavere nell'obitorio dell'ospedale di Ragusa. «È inconcepibile quello che è successo - dice sconvolta la nonna paterna, Giusi C -. Dall'una alle 4 i medici hanno perso del tempo prezioso, forse non si sono accorti che stava male? Perché non hanno accelerato? Vogliamo sapere se c'è stata negligenza».

Sul caso sono state aperte due inchieste. La prima dalla polizia di Ragusa, dove è avvenuto il decesso. La seconda a Catania, dove Andrea e Tania, sposati da 2 anni, hanno presentato denuncia. la terza dal Il pm Serena Minucci ha già disposto il sequestro delle cartelle cliniche dal Giibino e la scientifica sta facendo accertamenti per sapere se quell'ambulanza fosse adatta al trasporto di Nicole. Ascoltati come persone informate sui fatti anche tutti i medici. L'assessore regionale alla Salute Lucia Borsellino ha avviato un'indagine amministrativa e oggi ascolterà i manager dei tre ospedali catanesi. Il sindaco Enzo Bianco parla di episodio gravissimo: «Quando i posti in determinati reparti si esauriscono deve immediatamente scattare un piano alternativo per il trasporto del paziente nella struttura più vicina e nel più breve tempo possibile: non si può giocare con le vite umane».

Di certo per la sanità siciliana si potrebbe fare di più, visto che a Catania i posti nelle Utin sono circa trentacinque, distribuiti in quattro ospedali. Ma in due Utin manca il primario, che è stato sostituito da pediatri.

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