La rete italiana di Anis Amri: 5 arresti tra Roma e Latina

La procura di Roma ha dato il via ad una vasta operazione. Arrestati un palestinese e cinque tunisini vicini alla jihad

La rete italiana di Anis Amri: 5 arresti tra Roma e Latina

Smantellata la rete di contatti che avrebbe aiutato Anis Amri prima e dopo la fuga seguita all'attentato a Berlino del 2016. Questa mattina una vasta operazione di polizia predisposta dal Gip di Roma, Costantino De Robbio e coordinata dal pm Sergio Colaiocco ha dato il via ad alcuni mandati di cattura per cinque persone di nazionalità straniera. Tra loro ci sono Abdel Salem Napulsi, palestinese e detenuto nel carcere romano di Rebibbia e quattro tunisini che risiedono a Napoli e nella zona di Casera. L'indagine è partita dall'analisi dei tabulati del cellulare di Amri subito dopo il terribile attentato costato la vita a 12 persone.

Il palestinese, Salem Napulsi, adesso è accusato di terrorismo dopo un addestramento seguito sul web con ben 16 video di propaganada jihadista trovati su uno dei suoi pc. L'uomo inoltre, prima di essere fermato a Latina, aveva predisposto l'acquisto di un pick up su cui montare armi da guerra. Il suo nome risultava nella rubrica di Amri e quindi gli investigatori hanno unito i pezzi di questo puzzle individuando nel palestinese uno dei contatti principali del killer di Berlino. E nell'estate del 2015 proprio Amri aveva trascorso alcuni giorni a casa di Montanassar Yakoubi, un amico del palestinese. Secondo gli investigatori, proprio Napulsi aveva contatti con ambienti del radicalismo che portavano direttamente a uomini vicini allo Stato Islamico. E in un colloquio telefonico proprio Napulsi affermava: "Bisognerebbe mettere la loro testa sul tagliere e via, e colpire (mozzare la testa) e avanti un altro". Napulsi era al telefono con Kharzi Mounir, il suo tramite per gli ambienti jihadisti. Dopo aver udito quelle parole, Mounir risponde in modo agghiacciante: "Quando incontrate i miscredenti colpiteli al collo finché non li abbiate soggiogati". Napulsi ribatte: "Tagliargli la testa e i genitali!".

Gli altri quattro arrestati sono i tunisini Akram Baazaoui, Mohamed Baazoui, Dhiaddine Baazaoui e Rabie Baazoui. Sono accusati di falsificazione di documenti e di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Gli indagati in tutto sono 20. Il pm Colaiocco ha poi chiarito i capi d'accusa e i dettagli dell'indagine: "Si è evitato che dalla fase di radicalizzazione si sfociasse in una attività terroristica vera e propria.

Non c’è alcun elemento concreto che facesse pensare alla preparazione di un attentato specifico ma ci sono elementi che fanno pensare che si stessero preparando a questo. La recente normativa sull’autoaddestramento punisce anche solo le condotte preparatorie".

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