Riace, confermato l'"esilio" di Lucano

Il Tribunale della libertà di Reggio Calabria ha respinto il ricorso del sindaco. Che a giugno affronterà il processo sulla gestione dei migranti

Mimmo Lucano
Mimmo Lucano

Mimmo Lucano non potrà tornare a Riace. Il Tribunale della libertà di Reggio Calabria ha respinto il ricorso del sindaco contro la misura del divieto di dimora nella cittadina dell’accoglienza.
Per “U Curdu” si tratta della terza notizia negativa in pochi giorni, dopo il suo rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta “Xenia” e il nuovo filone di indagine per truffa aggravata.

Il Riesame è tornato a valutare la misura cautelare dopo che la Cassazione aveva annullato con rinvio il divieto di dimora, sottolineando, tra l’altro, l’assenza di comportamenti fraudolenti nell’assegnazione dei servizi per la raccolta dei rifiuti. Malgrado il rinvio, il Tribunale di Reggio Calabria ha comunque confermato il divieto di dimora per il sindaco sospeso.

Oltre all’‘esilio’, Lucano dovrà anche affrontare un processo, la cui fase dibattimentale inizierà il prossimo 11 giugno. Il gup Amalia Monteleone, lo scorso 11 aprile, ha rinviato a giudizio il sindaco dell’accoglienza e altre 25 persone. Lucano dovrà difendersi, tra l’altro, dalle accuse di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, di abuso d'ufficio e di aver commesso irregolarità nell'affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti.

Il giorno stesso del rinvio a giudizio, il padre del ‘Modello Riace’ è stato raggiunto da un nuovo avviso di chiusura indagini, stavolta in relazione all'ipotesi di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, per una cifra che si aggirerebbe attorno ai 134mila euro.

Secondo quanto riportato nell'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore di Locri Ezio Arcadi, Lucano avrebbe indotto in errore il ministero dell'Interno e la Prefettura di Reggio Calabria tramite false attestazioni in cui veniva dichiarato che le strutture di accoglienza erano conformi alle norme vigenti in materia di idoneità abitativa, impiantistica e condizioni igienico-sanitarie, “laddove in effetti così non era”. Per gli inquirenti vari immobili in cui alloggiavano i migranti risulterebbero privi di collaudo statico e certificato di abitabilità. Documenti espressamente richiesti dalle convenzioni siglate tra Prefettura e Comune e dal manuale operativo Sprar.



Oggi l’ultima decisione del Riesame, che conferma il confino lontano da Riace per l’uomo che, solo pochi anni fa, era stato inserito dalla rivista Fortune nell’elenco delle cinquanta persone più influenti del pianeta.

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