Quei legami tra la consigliera Pd e i “demoni” indagati a Bibbiano

Il Partito Democratico di Bibbiano. Una presenza costante, si spera disattenta, in tutti gli eventi che hanno coinvolto il sistema degli orrori.

Quei legami tra la consigliera Pd  e i “demoni” indagati a Bibbiano

Le indagini sugli scandali a Bibbiano proseguono. I punti si uniscono, dando vita a un tremendo intreccio che ha acceso i riflettori sull’assurdo meccanismo degli affidi in Italia. Dettagli che confermerebbero e coinvolgerebbero anche alcuni membri del Partito democratico di Bibbiano. Una presenza costante, si spera disattenta, in tutti gli eventi che hanno coinvolto il sistema degli affidi. Eventi nei quali, spesso, spunta un nome: Roberta Mori. Si tratta della presidente dem della Commissione Parità della Regione Emilia Romagna. È a lei che Federica l’Anghinolfi e il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti (entrambi indagati e ora ai domiciliari), nel 2015, presentarono il Modello Val d’Enza. Modello che, al tempo, la Mori sponsorizzava con fierezza

Il sindaco PD e la prima responsabile degli affidi illeciti non erano i soli ad essere collegati a Roberta Mori. La consigliera pare conoscesse bene anche un’altro degli indagati: Fadia Bassmaji, finita ai domiciliari assieme alla compagna. Entrambe erano amiche della Anghinolfi, vicine alla dem Mori, accusate di maltrattamenti verso la bambina che avevano preso in affido. La prova del rapporto di “amicizia” sta in tutti quei commenti pubblicati sulla pagina Facebook delle due compagne. Roberta Mori era solita seguire le due donne che, spesso, pubblicavano post con bandiere lgbt e cuori arcobaleno. Un modo per rimanere aggiornata. È lei la prima relatrice della proposta di legge regionale contro l’omotransnegatività. È lei una delle prime candidate, alle scorse elezioni europee, pro-LGBT, suggerita perfino dal sito Votoarcobaleno dell’Arcigay come candidato gayfriendly. Un candidato da sostenere e portare avanti.

Ma non è tutto. Nel maggio 2016, la Mori partecipa, come relatrice, al convegno “Quando la notte abita il giorno: l’ascolto del minore vittima di abuso sessuale e maltrattamento. Sospetto, rivelazione, assistenza, giustizia.” Evento nel quale, circa la metà dei nomi che ritroviamo tra i relatori, sono gli stessi finiti nel registro degli indagati per l’inchiesta “Angeli e Demoni”. A parlare di maltrattamenti sui minori all’incontro c’erano, ancora una volta, Federica Anghinolfi e il sindaco democratico Andrea Carletti. Ma anche il luminare Claudio Foti, assieme al collega Monopoli e molti altri. Proprio il quell’occasione la Mori affermava, con soddisfazione, che per lei quello era più di un semplice incontro: “Un esempio concreto di quello che è praticare la prevenzione e il contrasto alla violenza“. E non mancava di citare l’audizione del 2015, sostenendo di voler essere, come regione, “partner e sponda rispetto ad un’esperienza che noi riteniamo esemplare per tutta l’Emilia Romagna“.

La consigliera dem elogiava il sistema della Val d’Enza. Lo stesso sistema finito nel mirino della procura di Reggio Emilia. Non sappiamo se la Mori fosse a conoscenza del perverso meccanismo che muoveva le fila degli affidi, ma un fatto è certo: la Mori conosceva bene tutti coloro che, quel meccanismo, lo mettevano in atto. Ai danni dei più piccoli e delle loro famiglie.
Tanto che a settembre del 2016, sempre la dem Mori partecipa, in compagnia di due sindaci del Pd (ora indagati), all’inaugurazione del centro “La Cura”. Stesso centro nel quale si svolgevano gli incontri tra le piccole vittime e gli psicologi della Hansel&Gretel. Tra i presenti all’inaugurazione anche Federica Anghinolfi. E sul proprio sito web la Mori metteva in evidenza l’evento, descrivendo “La Cura” come uno “spazio integrato a servizio di bambini e bambine vittime di abusi” nati dall’esperienza “agita su casi concreti e dai molteplici bisogni che ne sono scaturiti;” e, sottolinea, “bisogni che sono stati oggetto di una specifica audizione in Commissione assembleare Parità e Diritti delle Persone.” Un luogo dove i bambini avrebbero dovuto trovare pace.

Insomma, la dem Roberta Mori, era sempre presente agli incontri organizzati dal giro della Val d’Enza. Sia che riguardassero famiglie e minori, sia che si parlasse di temi arcobaleno.
Una presenza distratta, quella della consigliera, che ha per anni osservato da vicino il sistema degli affidi illeciti portato avanti dai servizi sociali della Val d’Enza, senza mai accorgersi di cosa stava succedendo, senza vedere cosa stessero facendo a quelle piccole vittime cadute nella rete degli orrori. Sebbene la Mori non risulti coinvolta nel giro d’affari di Bibbiano, è indubbio che fu lei a sostenere e appoggiare l'operato di una dei principali indagati dell'inchiesta “Angeli e Demoni”.

E c’è chi non ci sta. A fine luglio la legge sulla omotransenagtività tornerà in aula e il capogruppo di Forza Italia, Andrea Galli, chiede alla presidente Pd Mori di lasciare l'incarico di relatrice. “Per la Mori, quello di Bibbiano, era addirittura un modello da esportare e in Commissione annunciò anche l’intenzione di promuovere in Val D’Enza 'un incontro pubblico della commissione, per ascoltare il territorio e condividere azioni di sistema' - spiega Galli -nel 2016 ribadì anche il concetto affermando proprio in un convegno a Bibbiano che quella esperienza era esemplare per tutta la Regione e si spinse ripetutamente a ringraziare pubblicamente la Anghinolfi per la sua dedizione. Ancora fu proprio la Mori a proporre di creare sul territorio un Centro specialistico sul trattamento dei minori vittime di violenza insieme all’Ausl di Reggio Emilia”. Continua Galli.

“Oggi la Mori per opportunità politica e correttezza dovrebbe fare un passo indietro, non può essere lei a presentare come relatrice il disegno di legge sulla omotransegatività sostenuto dal mondo Lgbt al quale la Anghinolfi faceva apertamente riferimento. Si astenga, almeno per prudenza, almeno per poter attendere dalla giustizia una verità sugli orribili fatti che stanno emergendo a Bibbiano”. Presterà ascolto al consiglio del collega?

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