Roma, ecco i ponti che preoccupano il Campidoglio

Almeno 5 i ponti romani che necessitano di una remise en forme. Il Campidoglio ha già stanziato le risorse per gli interventi di manutenzione ma secondo l'Associazione costruttori edili di Roma sono insufficienti

Roma, ecco i ponti che preoccupano il Campidoglio

Non c’è solo il viadotto della Magliana a destare preoccupazione. La Capitale è un crocevia di ponti e cavalcavia, 400 in tutto, che necessitano di una remise en forme più o meno urgente. Non a caso alcuni di questi sono finiti in cima all’agenda dell’amministrazione capitolina che nel bilancio 2018-2020 ha stanziato diversi milioni di euro per la loro manutenzione.

Il primo “sorvegliato speciale” è proprio il viadotto della Magliana, da molti associato a Ponte Morandi per i continui allarmi sul suo stato di salute. Ultimo in ordine di tempo, quello lanciato dal professor Remo Calzona, ex docente di Tecnica delle costruzioni a La Sapienza di Roma. Ma i pareri degli esperti non sono univoci. A fornire rassicurazioni sullo stato dell’infrastruttura è un documento commissionato dal Campidoglio e redatto a febbraio scorso dal professor Franco Braga, ordinario di Costruzioni dell’Università La Sapienza, secondo cui il ponte “non presenta problemi di integrità”. L’infrastruttura verrà comunque interessata da alcuni lavori di manutenzione per cui il Campidoglio ha stanziato 2 milioni di euro.

Ma l’elenco delle priorità capitoline si estende ai quattro angoli della Capitale. Si va dallo scacchiere nord con Ponte Risorgimento e l’iconico Ponte Flaminio, alla zona ovest con il ponte della Scafa, fino alla Tangenziale Est. Per la manutenzione di queste opere il Comune di Roma ha messo rispettivamente a bilancio 1,1 milioni, 5,3 milioni, 1,8 milioni e 3 milioni. Cifre che, però, non convincono Niccolò Rebecchini, presidente dell’Associazione costruttori edili di Roma.

Le risorse messe in campo dall’amministrazione, secondo il numero uno dell’Ance, sarebbero insufficienti: “Serve un’opera di manutenzione straordinaria che solo il Cipe con fondi statali può garantire. Gli enti locali non possono farcela da soli”.

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