Furto in casa di Novellino, dopo 11 anni ancora nessuna sentenza contro i presunti ladri

Cinque rom sono finiti sul banco degli imputati per essersi introdotti nella villa perugina dell'allenatore Walter Novellino, portando via preziosi per 300mila euro. Giustizia al rallentatore

Un primo piano del tecnico Walter Novellino
Un primo piano del tecnico Walter Novellino

Si introdussero nella villa di Perugia dell'ex-giocatore ed allenatore di Serie A Walter Novellino, approfittando della sua assenza per fare man bassa di preziosi e contanti per un bottino di 300mila euro. I presunti responsabili furono rintracciati nel 2012 solo che, a distanza di ormai undici anni dai fatti, non è ancora stata pronunciata alcuna sentenza: il processo risulta ancora pendente e il verdetto di primo grado, atteso proprio nei giorni scorsi (stando almeno a quanto riportato dai media locali) non è ancora arrivato.

Sul banco degli imputati ci sono cinque persone di etnia rom stanziate all'epoca dei fatti a Grosseto, accusati di aver messo a segno un colpo nell'abitazione umbra del tecnico oggi sessantanovenne. Era il 4 agosto del 2011 e Novellino, che all'epoca allenava il Livorno in Serie B, si trovava allo stadio "Renato Curi" per un torneo estivo. In Umbria è sempre stato di casa: da calciatore, militò nel Perugia dal 1975 al 1978 e dal 1984 al 1986, prima di allenare il club nel 1992/93 e nel 1995. E anche in virtù dei suoi trascorsi, aveva acquistato un immobile di pregio in una zona collinare del capoluogo. Secondo gli investigatori, i sospettati erano al corrente degli spostamenti del "mister" e dopo averlo seguito, avrebbero colpito proprio nella certezza che quest'ultimo fosse assente in quanto impegnato allo stadio.

I rom sarebbero entrati nell'edificio dopo aver forzato una finestra ed aver disattivato l'antifurto. Avrebbero a quel punto scassinato la cassaforte e sradicato e trascinato via anche un armadio a muro, mettendo le mani su gioielli, orologi e medaglie sportive in oro per un valore complessivo di 300mila euro. Ad incastrarli sarebbero state alcune tracce di vernice: le indagini dei carabinieri hanno preso spunto dai rilievi sul posto, partendo da materiale repertato quali frammenti di vernice verde “da trascinamento” della cassaforte asportata, nonché le dichiarazioni dei testimoni che ricordavano parte della targa dell'autovettura sospetta. I successivi accertamenti hanno poi permesso di risalire al mezzo utilizzato, una Citroen Picasso di colore grigio noleggiata in Toscana. L’autovettura, successivamente venduta, è stata rintracciata in un secondo momento e sul paraurti posteriore della stessa sono stati rilevati profondi graffi e scalfitture con tracce della vernice sopracitata.

A completare il quadro accusatorio, ulteriori approfondimenti svolti in una struttura ricettiva sul Lago Trasimeno nella quale il gruppo avrebbe soggiornato, fornendo tra l’altro false generalità.

Tutti e cinque sono quindi stati individuati da dieci anni e Novellino si costituì subito parte civile. Di acqua sotto i ponti ne è passata da allora, ma nonostante le prove portate dall'accusa a loro carico nessun imputato è stato condannato (nè assolto).

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