"Lei era legata, aveva un sacchetto in testa. Ho iniziato a colpirla con un martello su tutto il corpo, non forte. Poi quando sono arrivato verso la testa ho iniziato a colpirla forte, non so bene il perché. Non so cosa mi sia successo. Credo fosse già morta ma non sapendo che altro fare, le ho tagliato la gola con un coltello da cucina". Sono i dettagli che emergono dalla confessione di Davide Fontana, il presunto killer (reo confesso) di Carol Maltesi, la 25enne italo-olandese fatta a pezzi e poi gettata in un dirupo.
L'omicidio a gennaio
Per sessanta giorni Davide Fontana, 43enne, bancario, food blogger per passione e attore porno sul web, ha nascosto i resti di Carol in "un congelatore a pozzetto acquistato su Amazon" prima di disfarsene tra le montagne di Borno, nel Bresciano, durante una vacanza. Il truce e macabro delitto si sarebbe consumato a gennaio: "tra il 10 e l'11", ha raccontato ai carabinieri la notte scorsa. Quel giorno si sarebbe recato a casa della 25enne, sua vicina di pianerottolo - entrambi vivevano a Rescaldina, nel Milanese - per girare un video hard. "Era mattina, intorno alle 11. - ha precisato - Ero in smart working. Abbiamo girato due video con il mio telefonino". Il primo - "una scena non violenta" - è ancora nel suo iphone. Il secondo, invece, quello a cui puntano gli inquirenti, lo ha cancellato.
L'orrore in tre giorni
Stando alla versione del presunto assassino, Carol sarebbe stata legata ad un palo da lap dance, al primo piano del suo appartamento, con un sacchetto attorno alla testa. Le mani e piedi sarebbero stati fissati con lo scotch. Poi il 43enne avrebbe cominciato a colpirla con un martello: colpi di intensità crescente, fino alla morte. "Sono stato a fissarla per mezz'ora e poi sono tornato a casa", ha aggiunto. Il giorno successivo sarebbe tornato nell'appartamento della vittima e avrebbe depezzato il cadavere. Un'operazione durata ben tre giorni durante i quali il 43enne si sarebbe procurato dapprima il seghetto e poi il freezer.
La relazione con Carol
Carol e Davide Fontana si sarebbero conosciuti sui social, alla fine del 2020. "L'ho conosciuta in un hotel di Milano - ha raccontato ai militari dell'Arma - Io lavoravo in banca ma avevo una passione per la fotografia. L'ho incontrata attraverso Instagram, le facevo gli scatti in abbigliamento intimo. Vivevo a Milano insieme a mia moglie, poi ho deciso di lasciarla perché avevo iniziato a frequentarmi con Carol. Avevamo una relazione aperta. Lei vendeva foto e video su OnlyFans". La loro relazione - a detta del presunto omicida - sarebbe durata fino a gennaio poi "non si è più fatta viva. Abbiamo avuto qualche contatto su Telegram, lei spesso cancellava i mesaggi. Diceva che voleva dedicarsi al figlio. Diceva che voleva cambiare vita". Fontana ha anche precisato di non aver mai avuto né le chiavi di casa della ragazza né quelle della sua Fiat 500: "Me le dava quando dovevo fare qualche lavoretto. Io gliele restituivo mettendole nella cassetta della posta".
I dubbi
Per due mesi il 43enne ha avuto in uso il cellulare della ragazza. Avrebbe finto di essere Carol rispondendo ai messaggi di amici e parenti nel tentativo di "far credere loro che fosse viva". Le menzogne, come ben precisa il Corriere.it, si sono ripetute fino al 26 marzo, quando sono stati rinvenuti i resti della giovane. Oggi pomeriggio si svolgerà l'interrogatorio per la convalida del fermo.
Gli inquirenti sono in cerca di quei "tasselli mancanti" che, a dir loro, serviranno ad avere un quadro più chiaro di quanto accaduto. Intanto Davide Fontana, assistito dall'avvoccato Stefano Paloschi, ha giurato di aver detto tutta la verità: "Volevo togliermi questo peso dalla coscienza".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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