E così la maestra elementare Ilaria Salis, pluricondannata in Italia e imputata in Ungheria per i reati di associazione a delinquere di matrice politica e lesioni aggravate con il rischio di morte, ce l'ha fatta, come tutti i furbi i quali si rivelano in grado, nonostante i loro trascorsi, di proporsi e vendersi quali vittime e perseguitati. E, in effetti, la sua elezione non è altro che la certificazione del trionfo di quella cultura della vittimizzazione, ormai trasformatasi in mentalità e quindi in forma mentis collettiva, la quale è riuscita ad ammalare persino la cosa pubblica. Quella cosa pubblica che Ilaria ha usato a suo esclusivo beneficio, mentre i grandi sconfitti del continente intero, ossia i Verdi, la sinistra ecologista, adoperavano a loro volta Salis per evitare una pessima figura alle urne, evento inevitabile, a quanto sembra. Uno scambio di favori, o di convenienze, che si è tradotto appunto nel risultato elettorale che ha portato Salis ad ottenere 160mila preferenze tra Nord-Ovest e Sud.
È bastata l'immagine di Ilaria con le catene ai polsi e alle caviglie, trattamento riservato in Ungheria a qualsiasi detenuto in attesa di giudizio, per santificare questa donna che di santo ha niente. Ilaria Salis, l'antifascista, antifascista del nuovo millennio quando il fascismo è defunto da circa un'ottantina d'anni. Che tutto ciò sia alquanto grottesco è fuor di dubbio.
Prendiamone atto: il curriculum vale poco quando ci si può spacciare per martiri garantendosi una brillante carriera o quantomeno un'occupazione, meglio ancora se ben remunerata. E ci si può spacciare per martiri persino quando si vantano diverse sentenze di condanna passate in giudicato per crimini simili a quelli per cui si è di nuovo sotto giudizio, stavolta addirittura all'estero. Insomma, a rappresentare gli italiani e lo Stato italiano in Europa ci mandiamo una tizia che, nel tempo libero, sputava addosso e insultava e lanciava oggetti con finalità di ferimento contro i servitori dello Stato stesso, anello di congiunzione tra cittadini e istituzioni, uomini e donne che presidiano il territorio, garantendo ordine e sicurezza, ovvero i nostri agenti di polizia. Forze dell'ordine alle quali Salis pare allergica, cosa che non le impedisce tuttavia di godere di una poltrona all'interno del Parlamento europeo, sfuggendo così alla detenzione e anche al giudizio, almeno temporaneamente, considerato che il processo che la vede imputata verrà presumibilmente sospeso proprio in seguito all'elezione, escamotage riuscito con successo per sottrarsi alle proprie responsabilità. Operazione quest'ultima ben collaudata dalla maestra, la quale non soltanto elude i processi ma anche i conti da saldare, visto che risulta che la stessa, la quale è stata anche occupante abusiva in pieno stile «centro sociale», debba ben 90mila euro di arretrati di affitto.
Come commentare l'esito di questa votazione? Beh, è la democrazia, belli. Non si può di certo affermare che Salis abbia usurpato lo scranno o che non abbia diritto a stare dove starà. Il punto è questo qui: ella ne ha pieno titolo. Alcuni italiani l'hanno voluta, scelta, votata, preferita, salvata. Alcuni italiani, circa 160mila, hanno valutato opportuno spedire a Bruxelles una signora che non disdegna di ricorrere alle maniere forti e alla violenza per soffocare il pensiero avverso al suo, una persona che reputa che non pensarla come la pensa lei sia un delitto da pagare con il sangue, sangue da versare. Circa 160mila italiani sono quindi convinti che sia giusto prendere a martellate o a bastonate gli antagonisti politici, che non ci sia nulla di sbagliato nell'aggredire gli agenti di polizia, che i metodi squadristi siano leciti allorché vengono applicati per punire i presunti fascisti. Più o meno 160mila italiani non considerano ostativi i reati messi a segno da Salis né la sua spiccata e conclamata tendenza a non rispettare regole e doveri, come quello di provvedere all'affitto senza pretendere di campare sul groppone della collettività, così le hanno tributato, per ringraziarla, la preferenza. Non possiamo fare a meno di domandarci se, essendo costretta ad adeguarsi al ruolo e all'ambiente istituzionale, Salis finirà con il correggere la sua insofferenza nei riguardi di tutto quello che rappresenta lo Stato e l'ordine costituito, se comprenderà che la dialettica politica non si fonda sul ricorso al tirapugni bensì sul confronto civile che implica il rispetto dell'altro e dell'altrui opinione, come insegna e stabilisce la Costituzione. Ci chiediamo altresì se Salis onorerà i suoi debiti evitando di farli pesare ulteriormente sulla comunità, che pure l'ha eletta come propria rappresentante nonostante le di lei intemperanze.
Nei decenni che ho seguito fatti e misfatti della politica, mio malgrado, ho assistito a squallidi spettacoli di ogni tipo, ho osservato depredare, utilizzare, maltrattare, oltraggiare, ferire, scorticare e mungere la cosa pubblica da politici di destra e di sinistra e pure di centro, ma non avevo mai veduto una condannata per crimini violenti essere tratta in salvo da un procedimento da un manipolo di cittadini mediante l'omaggio di un seggio per salvaguardarle il fondoschiena. Colui o colei che rigetta le proprie responsabilità di tipo fiscale e di tipo penale può essere affidabile dal punto di vista politico? E, soprattutto, è meritevole di ricoprire un ruolo di questo genere?
Quesiti inutili ove teniamo conto che Salis è democraticamente eletta, lo ripeto. Voluta proprio da coloro i quali - e risiede in questo una contraddizione insuperabile - vedono in lei una sorta di eroina antifascista, di liberatrice, di giustiziera che sta dalla parte dei deboli e degli oppressi e che per questo rischia di tornare dietro le sbarre e non vedono che Salis è nient'altro che una fascista affezionata ai metodi fascisti che sembra per di più applicare di frequente e con un certo godimento. E non abbiamo bisogno di attendere la sentenza di un tribunale ungherese per trarre questa conclusione. Bastano le condanne pregresse collezionate dalla neodeputata in Italia le quali hanno sancito la sua colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio.
Non soltanto quelli che hanno votato ma anche quelli che hanno candidato Salis seguiteranno a parlarci di allarme fascismo, deriva
illiberale, ondata nera, avanzata pericolosa delle destre, facendoci la morale e pretendendo di insegnarci la democrazia e le libertà, dando della fascista alla premier Giorgia Meloni. Intanto la fascistella vera ce l'hanno in casa.
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