La salma di Ciaravolo bloccata da due mesi al Policlinico di Palermo

La salma dello sposo mancato che non si presentò all’altare a Castelvetrano, è bloccata da due mesi al policlinico di Palermo

La salma di Ciaravolo bloccata da due mesi al Policlinico di Palermo

La salma dello sposo mancato che non si presentò all’altare a Castelvetrano, è bloccata da due mesi al policlinico di Palermo. Nessun parente si fa avanti per autorizzare il rilascio della salma e per provvedere ai funerali. Il quarantottenne Francesco Ciaravolo non si presentò all’altare lo scorso 28 Dicembre, lasciando in asso la sposa Vincenza Vaccaro, un’infermiera di Castelvetrano di poco più grande di lui. L’uomo, originario di Salemi, lasciò increduli amici e parenti, oltre che la sposa, sotto choc per il gesto. Anche la Ferrari rossa, pronta per andare a prendere la sposa, era già fuori dalla chiesa. Un matrimonio organizzato mesi prima, nei minimi dettagli, per una storia che fece discutere parecchio. Prima non si presentò all’altare, poi spari nel nulla fino a quando il 5 Gennaio venne ritrovato un cadavere carbonizzato all’interno della mercedes classe C, di proprietà di Ciaravolo, nelle campagne tra Salemi e Santa Ninfa.

Il primo febbraio scorso il responso, il corpo trovato carbonizzato apparteneva a Francesco Ciaravolo. A stabilirlo, attraverso l'esame del Dna, furono i Ris dei carabinieri di Messina, incaricati dell'accertamento dalla Procura di Marsala, che ha poi stabilito che non fu omicidio ma suicidio. Nelle prime fasi dell'indagine, gli investigatori avevano ascoltato parecchie persone "per cercare di individuare - aveva spiegato il procuratore Vincenzo Pantaleo - eventuali soggetti che potessero avere motivi di rancore verso Ciaravolo". Ma poi l'ipotesi dell'omicidio fu esclusa. Inoltre, il nucleo familiare della mancata sposa risultava essere lontano da eventuali contesti criminali. Per gli investigatori non c’era nessuna pista che potesse far pensare ad una vendetta nei confronti dell’uomo, anche se nel suo passato oltre ad un modesto precedente penale, c’erano molti misteri. Ciaravolo, pare fosse abituato a raccontare una vita immaginaria che non aveva, fregando persino la futura sposa e i suoi parenti. Raccontava di essere un importante imprenditore all’estero e di avere ville e aziende sparse per il mondo. Invece, lavorava in campagna saltuariamente. La fidanzata ha sempre dichiarato che non sospettava nulla e di avere scoperto tutto dopo essere stata piantata in asso all’altare. La stessa non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio, perché come ha sempre raccontato, il suo amato amava la vita e non avrebbe mai fatto un gesto cosi eclatante. I carabinieri visionando i filmati delle telecamere dei distributori di benzina della zona, scoprirono che presso un distributore di Gibellina, poche ore prima dell’ora della morte, Ciaravolo era arrivato a bordo della sua auto, aveva riempito una tanica in plastica, esattamente corrispondente a quella poi rinvenuta, ancora integra, vicino l’autovettura. Ad oggi rimane un mistero la sua morte, anche se per gli inquirenti non ci sono dubbi, è stato suicidio. Questo elemento investigativo, insieme ad altri accertamenti e alle testimonianze acquisite, ha permesso di consolidare questa ipotesi.

La salma di Francesco Ciaravolo si trova però ancora a Palermo presso il reparto di medicina legale del policlinico. La procura di Marsala, ha autorizzato già da due mesi il rilascio della salma, ma poiché nessuno la reclama, sostenendo le necessarie spese per il trasporto, rimarrà in in quei locali fin quando qualche parente non si farà avanti. “ Nessuno vuole firmare - ha raccontato il sindaco di Salemi Domenico Venuti - abbiamo cercato insieme al comandante della polizia municipale di parlare con i suoi parenti ma non ci danno risposte da mesi.

La mamma è stata trasferita in una casa di cura a Santa Ninfa e noi ci stiamo occupando delle spese di vitto alloggio, ma non abbiamo nessun problema a dare una degna sepoltura a Francesco. La beffa è che non posso io, da sindaco, autorizzare il rilascio della salma se un parente non autorizza. E’ assurdo, stiamo cercando delle soluzioni alternative".

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