Saman Abbas e il Pakistan: "Ho paura, non vi dirò di Shabbar”

L'estradizione dei genitori di Saman Abbas appare ancora lontana. La comunità dei pakistani italiani non ci sta: "Che siano giudicati al loro Paese"

Screen "Quarto grado"
Screen "Quarto grado"

A che punto sono le indagini sul presunto omicidio di Saman Abbas? In attesa del processo che inizierà a febbraio 2023, ancora non si trovano i genitori della 18enne scomparsa a Novellara nella notte del 30 aprile 2021.

Shabbar Abbas e Nazia Shaheen dovrebbero essere in Pakistan - come mostra un video in cui l’uomo è ripreso durante una processione religiosa a Charanwala - e per loro è stata chiesta l’estradizione. Una giornalista di Quarto Grado ha chiesto lumi al citofono dell’ambasciata pakistana a Roma, dove le è stato risposto: “Come già detto, il Pakistan ha accettato in linea di principio la richiesta di estradizione e sono in corso tutte le pratiche burocratiche ma c’è comunque una stretta collaborazione tra Italia e Pakistan sulla questione”. Su suggerimento al citofono, la redazione del programma ha inviato una mail che però non ha ancora ricevuto risposta.

La domanda che molti si pongono è: perché gli Abbas non vengono arrestati, com’è accaduto agli altri rinviati a giudizio, uno zio e due cugini appartenenti alla famiglia? “La vedo molto dura - ha commentato in studio Hasnain Abbas Bhatti, pakistano-italiano che vive a Carpi - a meno che non ci siano delle direttive dall’alto a livello politico. Secondo me, a livello di polizia locale la vedo molto difficile perché a distanza di un anno e passa non è ancora accaduto”.

Bhatti smentisce che Shabbar sia un leader, un "capo dei capi" usando l'espressione interrogativa utilizzata da Gianluigi Nuzzi, né sa come mai l’uomo sia apparso pubblicamente durante la cerimonia religiosa: “Non so se ha un significato religioso o semplicemente ha aspettato che anche in Pakistan le acque si calmassero”.

Intanto gli Abbas non si sono messi in contatto con il loro legale Simone Servillo, che ha spiegato a Quarto Grado come veda la diplomazia internazionale per questo caso: “Spezzo una lancia a favore dello Stato italiano e dello Stato pakistano. Non è assolutamente detto quello che viene reputato come un reato procedibile da una parte lo sia anche dall’altra”.

Quello che sembra emergere dalle testimonianze è che Shabbar potrebbe essere un uomo temuto: un ex compagno di scuola di Saman dice che i genitori avrebbero dovuto scegliere l’uomo giusto per lei, un amico di Shabbar che Saquib, il fidanzato che Saman aveva scelto di amare, che l’avrebbe traviata. E il fratellino della 18enne aveva affermato: “Mio padre dice che se non ritiro quello che ho raccontato sulla morte di mia sorella, farà del male a mia madre. So dov’è mio padre, ma non ve lo dirò. Ho paura che faccia del male a mia mamma”.

Ma sono davvero tutti dalla parte di Shabbar o è solo quello che hanno rivelato ai media italiani? Bhatti ha una teoria: “Non credo che i suoi compaesani appoggino quello che lui ha fatto: piuttosto lo temono”.

Il carpigiano fa un appello per assurdo, chiedendo, a nome della sua comunità di riferimento, i pakistani in Italia, che gli Abbas siano giudicati in Pakistan, perché le “carceri italiane sono troppo soft”. Naturalmente la legge non lo prevede: la sua è un’iperbole per far capire agli spettatori che i pakistani italiani sono contro a questo cosiddetto “delitto d’onore”.

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