Sardine in fumo (di marijuana)

Il buon tempo a disposizione può giocare brutti scherzi. E le ore allegre non mancano alle Sardine, partite per rivoluzionare la politica dal basso e ridottesi ormai a un movimento para goliardico che spara proposte strampalate ed estemporanee.

Sardine in fumo (di marijuana)

Il buon tempo a disposizione può giocare brutti scherzi. E le ore allegre non mancano alle Sardine, partite per rivoluzionare la politica dal basso e ridottesi ormai a un movimento para goliardico che spara proposte strampalate ed estemporanee. Nel giorno in cui la politica si mette al tavolo sul decreto Sostegni, i giovanotti del mitico Mattia Santori suggeriscono di dare un impulso all'economia permettendo agli italiani di coltivare la cannabis in casa senza pagare dazio con il codice penale. Magari pensano di fare un'opera buona per risollevare il morale e le tasche degli italiani depressi dalla crisi economica e stremati dai continui confinamenti domestici. Tutto fa brodo per strappare cinque minuti di attenzione e scatenare qualche politico nel lodare quanto nel stroncare l'iniziativa. E la polemica scade nel botta e risposta, dove le Sardine non perdono occasione di bollare come un «retrogrado» il senatore leghista che ha invitato i più giovani contendenti a «farsi un giro in una comunità di recupero prima di parlare». Tempo perso dinanzi a chi si nutre solo di certezze, tanto da rispondere che di marijuana «non è mai morto nessuno».

Al di là dell'annosa disputa sulla droga libera, resta la sensazione di una piccola e furba speculazione di giornata, tanto per gridare al mondo politico che ci sono anche loro e che sanno come dare lavoro a molti giovani in difficoltà.

I grillini stanno incassando la proroga all'autunno dei contratti dei fantomatici navigator pagati per fare più nulla che poco mentre i loro cuginetti delle Sardine sognano un'economia da balcone con la scusa che la marijuana è leggera. Il Paese soffre e loro s'ingegnano per mandare l'Italia in fumo.

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