No alla guerra e alle spese militari. Blocco dei rincari dei beni di prima necessità, bollette, affitti, mutui. No all'abolizione del reddito di cittadinanza. Stop alla campagna d'odio contro i disoccupati. Se venerdì non riuscirete a prendere i mezzi pubblici, il vostro treno o il vostro aereo verranno cancellati, la scuola dei vostri figli rimarrà chiusa o in mensa si ritroveranno a mangiare un panino oppure ancora se troverete sprangato l'ufficio o il grande magazzino che avrete (faticosamente) raggiunto, lo dovrete a queste motivazioni. Magari nobilissime, poco spendibili legate allo sciopero generale.
Ormai l'effetto «battito d'ali di farfalla» è il motore immobile del mondo contemporaneo. E quindi la mobilitazione contribuirà al crollo dei prezzi del Brent, alla discesa vertiginosa dei listini del gas e all'apertura di un immediato tavolo di pace tra Russia e Ucraina. E, perché no, a una ricomposizione delle tensioni tra Israele e Hamas. Resta un ossimoro perché operai e lavoratori debbano scioperare a favore del reddito di cittadinanza o contro la campagna d'odio verso i disoccupati.
Di sicuro c'è solo che la scelta della data non è mai casuale, l'ennesimo venerdì. Incrociare le braccia con vista sul weekend evidentemente ha tutto un altro sapore. O almeno la pensano così i sindacati di base. Le sigle sono quelle di Sgb, Cub, Cobas e Usi. Per avere un'idea dei disagi, lo storico dell'adesione dei lavoratori alle agitazioni indette dalle sigle di base si attesta intorno al 20%.
Un treno su cinque (magari proprio quello che avevate prenotato sei mesi fa per tornare dal convegno), una linea della metropolitana dopo le 18 (nel rientro a casa al termine di una settimana di lavoro), la classe della scuola di vostro figlio (proprio quando la nonna è in vacanza e la baby sitter malata). Peggio di così? Potrebbe piovere. E venerdì pioverà.
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