"Data in pasto ai maiali" Dopo tre anni si scopre cosa è successo a Maria Chindamo

Maria Chindamo, l'imprenditrice reggina scomparsa da tre anni, potrebbe essere stata uccisa e data in pasto ai maiali da un ex affiliato al clan Mancuso

"Data in pasto ai maiali" Dopo tre anni si scopre cosa è successo a Maria Chindamo

Uccisa e data in pasto ai maiali o, presumibilmente, fatta a pezzi con un trattore. Sarebbe morta così Maria Chindamo, l'imprenditrice 44enne di Laureana di Borrello, nel Reggino, ufficialmente scomparsa da tre anni. A rivelarlo sarebbe stato il pentito Antonio Cossidente, ex affiliato alla cosca dei Basilischi, puntando il dito contro Salvatore Ascone, detto ''U Pinnarolu", narcotrafficante in orbita del clan Mancuso.

La misteriosa scomparsa

Maria Chindamo, imprenditrice reggina, era "scomparsa" da tre anni. Di lei non si avevano avute più notizie dal 6 maggio 2016, giorno in cui i familiari ne avevano denunciato la "misteriosa sparizione" dalla tenuta agricola di località Montalto di Limbadi. Scartata l'ipotesi di un allontanamento volontario, sin da subito, gli inquirenti avevano messo da conto la possibilità di un omicidio. In prima istanza, gli investigatori avevano ipotizzato che la 44enne fosse stata uccisa "per vendetta" dai familiari del suo ex compagno, morto suicida dopo la separazione. Pertanto, nel contesto delle indagini, era saltato fuori il nome di Salvatore Ascone, narcotrafficante vicino al clan Mancuso, che sarebbe stato complice del delitto. Il giorno prima della scomparsa di Maria, infatti, "U Pinnarolu" avrebbe manomesso e disattivato il sistema di videosorveglianza dei Chindamo. Ma, stando agli ultimissimi risvolti della vicenda, potrebbe essere stato l'escutore materiale del delitto.

L'omicidio choc

Una escuzione criminale in piena regola. Stando alle rivelazioni rabbrividenti del pentito Antonio Cossidente, rilanciate dal quotidiano Il Vibonese, Salvatore Ascone avrebbe ucciso la 44enne e poi "triturata con un trattore o data in pasto ai maiali". Alla base delle motivazioni che potrebbero aver armato la mano del killer, un dissidio riguardante la compravendita di alcuni terreni che Maria Chindamo si sarebbe rifiutata di cedere allo stesso. In quel contesto, dunque, sarebbe maturata la dinamica dell'omicidio efferato che avrebbe condannato maria ad una fine a dir poco drammatica.

"L'ha data in pasto ai maiali o triturata con un trattore"

Detenuto nello stesso carcere, e nella stessa cella, di Emanuele Mancuso, Antonio Cossidente avrebbe preso sotto la propria “ala protettiva” il figlio del boss Pantaleone Mancuso, detto “l’Ingegnere”. Tra i due sarebbe nato un legame molto forte al punto che questi gli avrebbe rivelato l'omicidio di Maria Chindamo. In uno dei verbali depositati dalla Dda di Catanzaro nell’inchiesta che ha portato al rinvio a giudizio dei familiari di Emanuele Mancuso per le pressioni e le minacce esercitate sul 31enne al fine di farlo recedere dal collaborare con la giustizia, Antonio Cossidente sviscererebbe i dettagli del macabro delitto. "Mi disse che per la scomparsa della donna, avvenuta qualche anno fa, c'era di mezzo questo Pinnolaro che voleva acquistare i terreni della donna, in quanto erano confinanti con le terre di sua proprietà". Per Ascone era un ostacolo e avrebbe ordito un vero e proprio piano per rimuoverlo, facendo per di più ricadere i sospetti su altri. "Emanuele - si legge nei verbali di interrogatorio di Cossidente - mi ha detto che in virtù di questo l'ha fatta scomparire lui, ben sapendo che se le fosse successo qualcosa, la responsabilità sarebbe certamente ricaduta sulla famiglia del marito della donna, poiché l'uomo dopo che si erano lasciati, si era suicidato". L'obiettivo era uno: "entrare in possesso di quei terreni".

I metodi per distruggere ogni traccia, barbari. "Mi disse che la donna venne fatta macinare con un trattore o data in pasto ai maiali" riferisce il pentito. Il resto dei verbali del pentito sono ancora coperti da larghi omissis.

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