Scoperto giro di false fatture: la frode da 16 milioni

I finanzieri hanno fermato 4 persone, accusate di essere a capo di un'organizzazione transnazionale, che emetteva fatture false per operazioni inesistenti

Scoperto giro di false fatture: la frode da 16 milioni

Una frode da 16 milioni di euro, messa in atto grazie a una serie di false fatture. È quanto ha scoperto la guardia di finanza di Bergamo che, questa mattina, ha portato a termine l'operazione Cash River. Nella frode fiscale milionaria sarebbero coinvolti diversi imprenditori di numerose società italiane ed estere: tre imprenditori residenti in provincia di Bergamo e Brescia e un avvocato ungherese sono finiti in manette. Le fiamme gialle ritengono che siano i maggiori esponenti di un'associazione a delinquere transnazionale, che emetteva fatture per operazioni inesistenti.

Secondo le ricostruzioni delle fiamme gialle, effettuate attraverso intercettazioni telematiche e telefoniche, pedinamenti e indagini finanziarie, i 4 arrestari gestivano una fitta rete di società cartiere, con sede dichiarati in varie città italiane e estere, intestate a prestanome e usate per emissioni di false fatture, destinate ad aziende del Nord Italia. Le false fatture venivano pagate con bonifici che, dopo vari passaggi, arrivavano su conti esteri, intestati ad altre società con sede in Croazia, Ungheria e Bulgaria, riconducibili agli indagati. I soldi, poi, venivano prelevati in contanti da due corrieri, incaricati di trasportare in Italia il denaro di nascosto, celandono in 'doppi fondi' ricavati su un'automobile. In Italia, il denaro veniva restituito ai clienti che avevano pagato le fatture, al netto del 5%, cifra pagata per usufruire della frode. In queasto modo, gli imprenditori riuscivano sia ad evadere le tasse, che ha procurarsi denaro in contanti.

Secondo i finanzieri, un ruolo di promo piano veniva svolto da un professionista ungherese che si è occupato della costituzione delle società estere e dell'apertura dei conti correnti. Un ventina le perquisizioni messe in atto tra Lombardia, Emilia Romagna, Sardenga e Lazio, durante le quali sono stati trovati documenti contabili e 105 bancomat esteri.

Scattati sequestri anche su auto, orologi, prezioni e finanze, per un valore complessivo di oltre 350mila euro.

A tre degli arrestati sono stati concessi gli arresti domiciliari, mentre il professionista ungherese è detenuto nel carcere di Bergamo. Il pm ha contestato agli indagati l'aggravante della transnazionalità, dato che l'organizzazione operava in diversi Stati.

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