"Scusi lei spaccia?", oggi il blitz. ​Salvini sulla droga aveva ragione

Un anno dopo, nella stessa casa della citofonata del leghista, nei guai per droga un uomo tunisino e una donna italiana

"Scusi lei spaccia?", oggi il blitz. ​Salvini sulla droga aveva ragione

Galeotta fu la citofonata, che forse costò a Salvini la vittoria in Emilia-Romagna. Galeotta fu perché su quell’episodio si costruì l’immagine del leghista giustiziere, si parlò addirittura di Notte dei Cristalli, stigma che ancora oggi incombe sul Carroccio. “Mi scusi, lei spaccia?”, chiese il leader della Lega a favore di telecamere. Era il 21 gennaio 2020 e a guidarlo era una residente imbufalita per il degrado. “Qui non c’è nessuno”, risposero dall’altro capo del citofono. Il gesto scatenò le ire funeste di molti: di alcuni dei presenti, dei commentatori, addirittura dell’ambasciatore tunisino che minacciò ripercussioni. Bonaccini: “È davvero uno scadimento del livello di civiltà”. Fedez: “In uno Stato di diritto non dovrebbe essere la portinaia del condominio a dare l'etichetta di spacciatore”. Massimo Giannini parlò invece di “povero cristo” additato come spacciatore dal politico che “per guadagnare un altro pugno di voti" processa "per interfono un ignaro padre e la sua famiglia”.

Poi succede che ieri, un anno esatto dopo, i residenti del Pilastro s’accorgono che sotto il palazzo della "scampanellata" ci sono carabinieri, unità cinofile, polizia municipale (guarda il video). “È la stessa casa”, dicono. La notizia corre di bocca in bocca, si cercano conferme. Infine ecco l’evento inatteso: due persone, un tunisino e la moglie italiana, ricevono misure cautelari per detenzione di droga ai fini di spaccio (e altri reati) proprio nell’appartamento finito nel mirino di Salvini. Il tempo è galantuomo.

Molto si può dire sull’opportunità di quel gesto, che chi scrive non avrebbe messo in scena. Salvini forse si mosse d’istinto, senza pensarci. Cercava verità, visibilità, giustizia per i residenti incazzati? Difficile dirlo. “Ho citofonato a un signore che mi è stato segnalato come presunto spacciatore – disse –. L’ho fatto in qualità di cittadino. Poi ci penseranno le forze dell’ordine a chiarire le cose”. Il fatto è che alla fine tutti ci siamo concentrati a guardare il dito e non la luna. Ci siamo fossilizzati sul blitz del leghista e non sul disagio denunciato da quella residente in un quartiere davvero difficile. A indicargli la porta era stata una signora, poi divenuta oggetto di atti di vandalismo, madre di un figlio morto per overdose, perché “in quartiere lo sanno tutti ma nessuno apre la bocca”. Giannini la definì “incivile”, ma forse aveva ragione lei. Al tempo le attenzioni si focalizzarono su un 17enne (“non sono uno spacciatore e non lo sono nemmeno i miei parenti”), ora nei guai sono finiti gli adulti che vivono in quell’appartamento. Se anche si trattasse di un'altra famiglia, magari per un trasloco, il ragionamento sarebbe lo stesso: al Pilastro esiste un problema di spaccio.

È questa la luna che la signora provò a indicare. Fu un errore citofonare? Sicuro. Di certo non aiutò Salvini in cabina elettorale, ma a ben vedere i fatti di ieri suggeriscono che forse non era poi andato così lontano dalla verità.

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