![L'Ue sta rischiando il tramonto politico. Adesso c'è bisogno di un esercito unico](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2024/09/02/1725252008-5312937-large.jpg?_=1725252008)
C'è una data che segna l'inizio del tramonto dell'Occidente: il 31 agosto del 2021, quando nel caos (qualcuno paragonò l'episodio alla (...)
(...) caduta di Saigon nella guerra del Vietnam) le truppe americane scapparono da Kabul, lasciando gli afghani, dopo averli illusi e lusingati con il gusto della democrazia, in mano ai talebani. Un ritiro che Donald Trump, sempre lui, aveva trattato con quella setta che ha fatto dell'oscurantismo la propria religione. Biden ebbe solo l'ingrato compito di portare la ritirata a conclusione. Un epilogo simile a Kiev - e il paragone calza, visto che a condurre i giochi è sempre il redivivo Trump - segnerà, se non sarà scongiurato, il tramonto dell'Europa. L'idea di un'Europa forte, con un posto tra i grandi del mondo sarà sepolta definitivamente.
Ora, che The Donald se ne infischi e magari tifi per una simile prospettiva ci sta: il presidente Usa ha un'avversione viscerale per la Ue che, nella sua mente, come in quella di Vladimir Putin, non è un soggetto politico ma solo un'espressione geografica. Un po' quello che pensava Metternich dell'Italia due secoli fa. Per il teorico dell'America First, e non potrebbe essere altrimenti, l'Europa è un insieme indefinito di popoli divisi e tale deve restare. Escluderla o tenerla ai margini della trattativa per riportare la pace in Ucraina, cioè di un Paese che è al centro del Vecchio continente, non è solo uno sgarbo ma è l'applicazione della sua dottrina.
Quello che non si capisce, invece, è perché i governi europei debbano facilitargli il compito. Perché i Paesi che hanno dato vita nei secoli a sei imperi debbano accettare di diventare dei gregari e rinunciare non tanto a sogni di grandezza (non sono più i tempi), quanto ad avere un ruolo paritario con i protagonisti del nuovo ordine globale. Da colonialisti a colonizzati sarebbe davvero un triste destino.
Anche perché magari da noi alcuni valori tradizionali si sono appannati - anche troppo - per dare spazio a quelli delle minoranze, per stare appresso alla tesi del vicepresidente Usa James Vance, ma sicuramente custodiamo meglio, a vedere la postura assunta da Trump sull'Ucraina, quelli di libertà e di democrazia. Per buona parte dei Paesi europei, infatti, la pace non può essere frutto di una resa incondizionata o, ancora, non si può privare Kiev di pezzi di territorio senza assicurarle in cambio, costi quello che costi, l'indipendenza e un futuro sicuro nella Nato, nella Ue o offrendole garanzie che abbiano effetti simili. Lasciamo stare le contraddizioni degli ultimi eredi dei figli dei fiori che albergano nella sinistra radicale per cui ogni pace è uguale, oppure il paradosso dei sovranisti europei che contestano l'Europa, cioè una parte integrante dell'identità delle loro nazioni, per diventare schiavi delle nuove autocrazie: sono purtroppo parodie dell'estremismo e del populismo. Quello che conta è che i valori di democrazia e di libertà sono condivisi da buona parte degli europei, degli inglesi (addirittura pure quel mattacchione di Farage ora vuole l'Ucraina nella Nato) e degli americani. È ciò che di buono è rimasto dell'Occidente e che ha bisogno di un custode: c'è bisogno di un nuovo Churchill che marchi Trump, che ne controlli gli umori, la volubilità, il cinismo, l'esasperato pragmatismo, l'innato mercantilismo e quella strana attrazione verso i regimi a danno dello spirito dell'Occidente. Che gli impedisca di ripetere, insomma, l'errore afghano.
C'è bisogno soprattutto di un'Europa consapevole del fatto che per essere grande e padrona del proprio destino deve assumersi le sue responsabilità.
Deve essere unita come non mai e avere un esercito degno di questo nome se vuole sedere alla pari degli altri al tavolo di un negoziato. Se vuole scongiurare un declino incombente deve innanzitutto avere consapevolezza di sé oggi, non domani.Augusto Minzolini
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