
In Italia, oggi, ci sono due tipi di militaristi. I militaristi propriamente detti e i pacifisti. E ormai se ne vedono molti in piazza, sui social e in tv. Tra i tanti soprattutto della sinistra alla coque ci ha colpito, per afflato, passione e incoerenza, Ivan Scalfarotto, uno che ha appeso al balcone la bandiera arcobaleno, ha marciato con onore - e un po' meno fedeltà - nelle truppe prima dei Verdi, poi di Libertà e Giustizia, poi dei Ds e Pd e poi di Italia Viva, e adesso, dopo aver sputato per anni sulla parola Patria, si mette a twittare in pieno orgasmo marziale «La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino».
Ancora un po' e dopo la Patria riscopriranno anche Dio e la famiglia; e saremo a posto.
Ma caro il mio falchetto bellicoso Scalfarotto: hai passato una carriera a dire che il concetto di confine è razzista, che le nazioni non esistono, che siamo tutti cittadini del mondo e quelle cazzate lì, e adesso vuoi armare i figli che non hai per un'idea fascista, maschilista e patriarcale come la Patria?
Ma lasciala a me la parola Patria, che sono da sempre di destra, moderatamente sovranista, ho fatto il Carabiniere e ho letto Jünger, Carl Schmitt, Giose Rimanelli e perfino il Mazzantini di A cercar la bella morte.
E poi, scusa. Ma quale patria? Nel tuo profilo hai le bandiere dell'Italia, della Ue, dell'Ucraina...
Ci mancavano i nuovi guerrieri d'Europa, pronti a spedire a morire gli altri per difendere i valori che fino a ieri schifavano.
Vabbè, dai Scalfarotto. Ci vediamo al fronte.
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