Una smentita seguita da una pronta autosmentita. Una doppia capriola con tonfo finale in un mare di schiuma. Si vede poco, la traiettoria non è chiara, ma forse va bene così. Almeno a Palazzo Chigi.
Dunque ieri alcuni giornali, compreso il Giornale, sottolineavano che il Dpcm appena servito è già superato dalla corsa dei contagi. E quelle misure blande, indecise e incerte, verranno presto superate da un nuovo Dpcm, all'altezza della crisi terribile che stiamo vivendo.
Dalle parti dell'esecutivo la prendono male e reagiscono con una nota fra il barocco e il contorto che la dice lunga sulla lucidità di chi ha fra le mani il timone del Paese. Una responsabilità pesantissima in questi tempi perigliosi.
Così, il nuovo possibile Dpcm viene derubricato alla voce «mere ipotesi senza alcun fondamento». I cronisti hanno preso un abbaglio? Sì e no, anzi più no che sì se si ha la pazienza di scorrere il farraginosissimo testo: «In questa fase di continua emergenza, con la situazione in costante evoluzione, certamente non si può escludere che possano essere adottati nelle prossime settimane altri provvedimenti, ma non significa affatto che siano già state prese delle decisioni o nuove misure».
Una precisazione goffa e inutile, subito dopo aver fatto balenare che una stretta potrebbe arrivare con l'esplosione dell'epidemia in atto. Insomma, esattamente quel che ha scritto il Giornale: le misure appena varate paiono poca cosa di fronte all'urto dirompente della pandemia. E proprio per questo si sta già fatalmente ragionando sulla mossa successiva, in un'angosciante rincorsa alla malattia. «Si lavora a un altro decreto - queste le parole di Adalberto Signore - che potrebbe arrivare già nel week end. Un'ipotesi niente affatto di scuola, anche se la decisione è ancora sub iudice».
Ovvio, si vuole prima vedere come andrà, anche se la curva non promette niente di buono. «Azzardare o ipotizzare adesso nuovi e imminenti decreti - continua il comunicato sempre in bilico - rischia soltanto di creare confusione e incertezze fra i cittadini».
Come se la nota, più ardua di un rebus, non buttasse altra polvere negli occhi disorientati e sempre più preoccupati dell'opinione pubblica.
Non siamo maestri e non vogliamo fare i maestrini: questi eventi imponderabili ci oltrepassano. E però il governo è arrivato disarmato, a mani quasi nude, all'appuntamento, purtroppo atteso da mesi, con la seconda ondata.
Senza incrementare i tamponi, con il tracciamento dei positivi perso per strada, in ritardo con i bandi delle terapie intensive. Ora l'esecutivo sceglie una linea ondivaga e attendista, ma almeno non cerchi di coprirsi con la coperta troppo corta di frasi che alzano solo una grande nebbia.
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