Non so cosa abbia spinto Alessandra Mussolini a decidere di querelare chiunque offenda la memoria di suo nonno Benito, «esclusi gli storici, naturalmente». I più maligni sostengono che Alessandra parlamentare europea in questo periodo è carente di visibilità: poca televisione, poche interviste, nessun intervento che possa interessare gli italiani. E che dunque abbia trovato il modo di far parlare di sé, anche in vista delle prossime elezioni, appunto europee. Non lo voglio credere, e sapendola impulsiva provo a farla ragionare. Ebbene, se si vuole offendere, lo faccia proprio con gli storici, quereli noi. Sono gli storici, infatti, che emettono i giudizi più gravi sul nonno: lo accusiamo di avere privato della libertà un intero popolo per oltre vent'anni, delle leggi razziali, di avere scatenato guerre e persino di averle perdute. Cosa vuole che siano un «porco qui» e un «porco là», di fronte a simili offese?
Soprattutto mi sembra brutto appellarsi a una legge che protegge la memoria dei defunti per difendere quella di un uomo che non è un semplice defunto. Il nonno non l'avrebbe mai fatto. Lei certamente ricorda il discorso del 3 gennaio 1925, alla Camera, con il quale il suo avo annunciò la dittatura: «Io dichiaro qui al cospetto di questa assemblea ed al cospetto di tutto il popolo italiano che assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto».
Le responsabilità politiche, morali, storiche di simile portata si pagano in molti modi, anche con la morte, anche con la ferocia del ricordo, anche con il disprezzo e la beffa su chi, un tempo elevato al rango di semidio, è stato buttato nella polvere da colti e incolti. Fa parte del ruolo. Ci ripensi, Alessandra: il nonno non approverebbe.@GBGuerri
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