Se non fai tafferugli non fai notizia. Se poi commetti l'errore madornale di non accompagnarti ai militanti di Casapound non esisti proprio. Sei invisibile. Ieri centinaia di commercianti, ristoratori e possessori di partite Iva sono scesi in piazza, a Roma, dopo mesi di lockdown a singhiozzo e di conti in caduta libera. Esasperati. Arrabbiati. Sfibrati. Ma, sfortuna loro, ancora pacifici ed educati. E senza camerati. Non sono volati né schiaffoni, né bombe carta. Un peccato evidentemente imperdonabile, dato che la manifestazione è stata altamente snobbata dalla gran parte dei mass media tradizionali. Silenzio assoluto, d'altronde non c'era neppure uno con l'elmo e le corna da vichingo e da Capitol Hill in poi s'è capito che se non indossi quel voluminoso copricapo non finisci sotto i riflettori. Diversamente da quello accaduto lunedì ai manifestanti che, al grido di «Io apro», hanno attraversato la Capitale. Sia chiaro: non erano dei barbari incivili. Erano egualmente esasperati, ma agitati quel tanto che basta in più da renderli assolutamente notiziabili per la stampa di sinistra che, a fronte di una trentina di «tartarughe» di Casapound su quasi mille manifestanti, ha trasformato il corteo aperturista in un corteo fascista. E si sa che il fascismo (immaginario) tira sempre, conquista paginate di giornali, monopolizza i servizi dei tg e acchiappa più click di una foto sexy data in pasto a Instagram. Se non ci fossero, quelli di Casapound, a sinistra se li inventerebbero. Invece i commercianti, senza simboli e senza strilli, sono scomparsi, occultati nella periferia dell'informazione. Pare che non abbiano nemmeno fatto a botte con la polizia, al massimo qualche momento di tensione. Dei novellini. Gira addirittura un'immagine choc, impubblicabile, blasfema e pornografica: una manifestante che offre un fiore a un agente, il quale le risponde con un sorriso schiacciato tra la mascherina e il casco.
Niente da fare, troppo educati per scatenare la maleducazione degli hater. Trasversali come la miseria e quindi difficili da incasellare negli archivi della politica. Ma simili, nella rabbia e nella frustrazione, a quei tanti milioni di italiani che non ce la fanno più.
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