Se il Papa dimentica di benedire la libertà

La frase di Bergoglio: "No all'economia dello scarto. Perché il lavoro crei lavoro e il denaro non sia un idolo"

Se il Papa dimentica di benedire la libertà

Il contributo offerto dal cristianesimo nell'affermazione dei valori occidentali è stato enorme. L'apertura al mondo intero e il riconoscimento della dignità di ogni individuo sono principi che la predicazione del Vangelo ha contribuito a radicare in Europa. Tutti gli uomini sono figli di Dio e ognuno di noi è fratello in Cristo: per questo, nel corso dei secoli, tante istituzioni oppressive e umilianti sono divenute sempre meno accettabili. Nell'intervista rilasciata al Sole-24 ore papa Francesco riprende alcuni di questi temi. Ad esempio, in un'età segnata dall'emergere di nazionalismi aggressivi e sovranismi protezionisti egli ha ricordato l'importanza della pace e la comune appartenenza al genere umano. Soprattutto, ha sottolineato come ci sia bisogno di una prospettiva etica e in questo è necessario concordare con lui. Bergoglio ha ragione quando ricorda che ogni uomo deve mettersi al servizio del prossimo e non fare del denaro la cosa più importante. In ambito sociale, questa attenzione per i più deboli deve tradursi in generosità: una virtù che implica la proprietà privata e, di conseguenza, un ordine giuridico posto a difesa della società, che non può essere costantemente aggredita da politici e burocrati. C'è però molto di ambiguo e, qualche volta, oggettivamente contestabile in numerose affermazioni del pontefice. In particolare, quando parla di redistribuzione egli non si limita a ricordare il dovere morale di mettersi al servizio dell'altro, ma pare invece difendere politiche di stampo socialista, le quali consegnano l'economia nelle mani di quei pochi che sono arrivati alla testa del governo. Perché c'è una bella differenza tra l'invitare i cristiani alla filantropia e, invece, sostenere politiche espropriative che tolgono spazio alla liberalità dei singoli e delle famiglie. Un'etica amica della persona si basa su proprietà e generosità, non su logiche collettiviste e potere statale. Sono poi senza fondamento tesi come quella, sostenuta da Bergoglio, secondo cui la disoccupazione europea sarebbe conseguenza del culto del denaro (invece che del diffuso statalismo), oppure che il libero scambio è accettabile solo tra soggetti in condizioni economiche simili. Per di più, questo attacco al liberalismo ci riporta in un'epoca nella quale troppi esponenti della Chiesa non mostrarono alcuna attenzione ai diritti dei singoli. È corretto ricordare che ogni uomo ha bisogno di molto di più che di un ordine giusto, basato sul rispetto della proprietà e dei contratti, ma con le sue parole il pontefice si è schierato a difesa della sovranità moderna (nella sua versione socialdemocratica) e del potere di chi dispone in ogni momento della nostra vita e dei nostri soldi: togliendo a quanti sono più deboli politicamente per dare a quanti sono più forti politicamente. E un papato così nettamente dalla parte dello Stato può solo creare confusione in quanti guardano all'erede di san Pietro per avere indicazioni su come muoversi. Anche quando parla dei migranti Bergoglio lascia perplessi, poiché abbiamo il dovere di accogliere il prossimo (e tanto da guadagnare dagli scambi con africani, asiatici o latinoamericani), ma nulla oggi ostacola la libera circolazione delle persone più di quel welfare state che non si ha il coraggio di condannare. Se gli emigrati in Italia non pesassero sui contribuenti, quanti giocano sulla paura verso i «neri» avrebbero meno argomenti. In questa come in altre precedenti prese di posizione, il papa dà ripetutamente l'impressione di volere difendere i sistemi di dominio attuali: questo ordine economico corrotto e politicamente amministrato in cui i gruppi più forti usano tassazione, redistribuzione e regolazione - anche in ragione della prevalente retorica socialista - per colpire lavoratori, imprenditori e proprietari, i quali non possono nulla di fronte a chi ha il monopolio della violenza ed è in grado d'imporre a tutti la propria volontà.

Sarebbe bene che allora il papa si chiedesse se la scelta di schierarsi con il potere invece che con la libertà, con i governi invece che con la proprietà, sia davvero eticamente condivisibile e capace di aiutarci a procedere verso una società più umana.

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