La Sea Watch non si arrende e si rivolge alla Corte europea dei diritti dell'uomo

I legali dell'ong tedesca si appellano alla Corte europea dei diritti dell'uomo. L'Italia ora deve chiarire entro poche ore

La Sea Watch non si arrende e si rivolge alla Corte europea dei diritti dell'uomo

Persa la partita al Tar, adesso la Sea Watch prova la carta della Corte europea per i diritti dell’uomo. Lo si evince da una nota diffusa dalla stessa istituzione continentale che, è bene specificarlo, non fa parte dell’architettura istituzionale dell’Unione Europa.

In particolare, l’ong tedesca la cui nave Sea Watch 3 dal 12 giugno scorso ha a bordo i migranti soccorsi quel giorno ed è ferma poco al di fuori dalle acque territoriali italiane, ha chiesto alla Corte di intervenire obbligando il governo italiano a farla ancorare presso il porto di Lampedusa.

I legali della Sea Watch avrebbero, in particolare, avanzato delle richieste volte a far emanare dalla Corte europea per i diritti dell’uomo delle “norme provvisorie” per fare in modo che il governo italiano accolga all’interno delle proprie acque la nave dell’ong.

Si tratterebbe di misure urgenti volte, come si legge nella nota della Corte, “ad impedire serie ed irrimediabili violazioni dei diritti umani”. Una lista di provvedimenti che sarebbero nella facoltà di tale organismo richiedere nel caso in cui venga accolta l’istanza della Sea Watch.

La Corte, dopo aver ricevuto il ricorso da parte dell’ong tedesca, ha inviato una serie di domande al governo italiano per capire nel dettaglio la situazione. Così come si legge su Repubblica, entro questo pomeriggio di lunedì l’esecutivo dovrebbe inviare le proprie risposte e le proprie deduzioni.

Il ricorso della Sea Watch alla Corte europea per i diritti dell’uomo, potrebbe comunque non essere l’ultimo atto del braccio di ferro politico tra la stessa ong ed il governo di Roma. Il caso è il primo che nasce dopo il via libera al cosiddetto “decreto sicurezza bis” che, tra le altre cose, prevede multe molto elevate per chi trasporta migranti irregolari in Italia.

In caso di dichiarazione di stato d’emergenza per via del deterioramento delle condizioni a bordo, la Sea Watch 3 potrebbe in effetti forzare il blocco imposto dal divieto di ingresso nelle acque italiane ed arrivare al porto di Lampedusa. Ma, per l’appunto, in base alle nuove disposizioni una volta giunti in Italia la nave sarebbe sequestrata e per il capitano scatterebbe una multa da cinquantamila Euro.

Dal canto suo il ministro dell’interno Matteo Salvini, primo fautore della linea dei porti chiusi alle navi delle ong, torna a ribadire il divieto allo sbarco ed accusa sia la Sea Watch che il governo olandese di un eventuale peggioramento della situazione.

La nave della discordia infatti batte bandiera dei Paesi Bassi.

Nelle prossime ore dovrebbero dunque sorgere altre ed importanti novità: la vicenda va avanti da oramai due settimane, gli occhi in queste ore sono inevitabilmente puntati sulla Corte europea per i diritti dell’uomo.

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