Sea Watch si avvicina al porto. "Migranti a terra coi gommoni"

La "capitana" forza (ancora) il blocco e si porta all'ingresso del porto di Lampedusa. Intervengono le Fiamme Gialle

Sea Watch si avvicina al porto. "Migranti a terra coi gommoni"

Ancora una volta la "capitana" della Sea Watch, Carola Rackete, sfida le leggi italiane. Dopo qualche ora di stallo a poche miglia dall'ingresso del porto di Lampedusa, la Rackete ha deciso di ignorare l'alta della Guardia di Finanza e di avvicinarsi uletriormente al porto dell'isola. A comunicare l'ennesima mossa della capitana è stata la portavoce dell'ong, Giorgia Linardi: "Questa mattina intorno alle 10 la nave ha inviato una comunicazione alle autorità informandole del fatto che siano trascorse ormai 24 ore dallo stato di necessità che ha costretto l’ingresso nelle acque territoriali. Alle 14.16 ha dichiarato di procedere verso il porto. A circa un miglio dal porto le è stato intimato di spegnere i motori. La nave si trova ora a un miglio dall’ingresso del porto di Lampedusa".

Siamo di fatto all'atto finale di questo braccio di ferro. La Guardia di Finanza è riuscita a fermare la Sea Watch proprio a poche miglia dal porto dell'isola. Ma dopo alt da parte delle fiamme gialle, la Rackete avrebbe svelato il suo piano. Di fatto la donna al comando della nave starebbe organizzando uno sbarco per i migranti utilizzando due gommoni. Con queste imbarcazioni, sempre secondo il piano di Sea Watch, i migranti dovrebbero raggiungere il porto. La Guardia di Finanza però non ha fornito alcuna risposta all'equipaggio della ong. Intanto, sempre l'ong, ha presentato un esposto alla procura di Agrigento per "valutare i soccorsi" che in queste ore sono stati forniti ai migranti a bordo dell'imbarcazione. "Vogliamo portare all'attenzione dei magistrati - spiegano i legali della ong - i tratti essenziali della vicenda, relativa alla presenza, davanti al porto di Lampedusa, della nave Sea-Watch 3".

I difensori chiedono di valutare la "sussistenza di eventuali condotte di rilevanza penale, poste in essere dalle autorita marittime e portuali preposte alla gestione delle attivita di soccorso, nonché demandare alla valutazione dell'autorita giudiziaria l'adozione di tutte le misure necessarie a porre fine alla situazione di gravissimo disagio a cui sono attualmente esposte le persone a bordo della nave". Insomma il braccio di ferro sullo sbarco non è ancora finito. Ora è muro contro muro tra il Viminale e lo staff di Sea Watch.

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