Il tribunale dà via libera al gender: ecco cosa ha stabilito il giudice

Potrà essere considerato dallo Stato italiano una donna a tutti gli effetti, anche senza essersi sottoposto all'intervento chirurgico. Lo ha deciso il Tribunale di Avellino

Il tribunale dà via libera al gender: ecco cosa ha stabilito il giudice

Una decisione che stabilisce il primato del "genere" rispetto alla realtà biologica. Un 20enne di Avellino, secondo quanto deciso dal tribunale, potrà considerato dallo Stato italiano una donna a tutti gli effetti, anche senza essersi sottoposto all'intervento chirurgico. Come riportato dall'agenzia Ansa, infatti, il 20enne, dopo un lungo e complesso iter giudiziario, avrà il diritto di essere considerato donna dalle certificazioni anagrafiche ottenendo così dai giudici civili del tribunale la rettifica, al femminile, degli atti di stato civile del suo comune di residenza.

La decisione del Tribunale sul genere

I difensori del ragazzo, gli avvocati Fabiola De Stefano e Danilo Iacobacci, hanno convinto il Tribunale civile avellinese che il giovane irpino, sin da giovanissimo, avesse comportamenti femminili. Il ventenne non si identificava nel suo genere anagrafico, ma in quello femminile, e viveva, per questa ragione, una condizione di malessere costante.

Una tesi che ha convinto i giudici. E così il tribunale ha ordinato all'ufficiale di stato civile di "procedere in conformità", consentendo al giovane, come sottolineano i legali, di pover "vivere e sperimentarsi secondo il genere percepito". Tale decisione, destinata a far discutere perché mette appunto in discussione il primato della realtà biologica sul "genere", è comunque arrivata dopo un lungo e certamente non facile iter giudiziario: basti pensare che qualora fosse stato approvato il Ddl Zan, sarebbe bastata in pratica una semplice autocertificazione per dichiararsi appartenenti a un genere rispetto a un altro. Una concessione facile, nel nome dei "diritti" individuali promessi dalla sinistra fucsia-progressista, per una questione così complessa e intricata com'è quella della, ad esempio, della disforia di genere.

"Via il sesso dalla carta d'identità"

Nel nome dell'inclusione e del "progresso" arcobaleno, lo scorso dicembre in Belgio il governo ha deciso di far qualcosa che nessuno in Europa aveva ancora osato sperimentare, facendo sparire il sesso dalla carta d'identità, ancora una volta per andare incontro in modo ossequioso ai dogmi dell'ideologia transgender. Nel Paese, infatti, il genere scomparirà presto dalle carte d'identità belghe per fermare "l'esclusione delle persone non binarie".

Ora è chiaro, al di là del caso specifico e complesso di Avellino, che il paradosso dei nostri giorni è che nel nome dell'inclusione si vogliono cancellare le differenze e si vuole fare di tutto per negare la realtà biologica. Chi è uomo e vuole sentirsi donna, lo deve poter fare, secondo la vulgata. È un diritto, si dice. Con il risultato che con il pretesto di non offendere questa o altra minoranza, il politicamente corretto vuole appiattire tutto. Esempio? Affermare che il sesso è una realtà biologica di questi tempi equivale, secondo gli ultra-progressisti, a diffondere oddio e negare l'identità delle persone "non binarie". Lo sanno bene donne coraggiose come la scrittrice J.

R Rowling e la docente di filosofia Kathleen Stock, entrambe gravemente minacciate e "bullizzate" per aver messo in discussione l'ideologia transgender. Ideologia sempre più dominante in Europa e soprattutto nel mondo anglosassone.

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