Sono passati quasi 11 anni da quella notte in cui Jennifer Zacconi venne massacrata a calci e pugni e sepolta viva in una buca nella provincia di Venezia. A ucciderla insieme a Hevan, il piccolo che portava in grembo fu Lucio Niero, condannato nel 2008 a trent'anni di carcere. Ora, proprio lui, godrà di un permesso premio.
La rabbia della famiglia della vittima
"Strappati tutti i capelli, spaccata la spina dorsale, presa a pedate, buttata in una fossa e calpestata quando ancora respirava, con in grembo un bambino che avrebbe partorito pochi giorni dopo..." si legge nel referto autoptico del medico legale Antonello Cirnelli. Ebbene tutto ciò è stato dimenticato: per la legge, una norma del 1975 sull'ordinamento penitenziario e sull'esecuzione delle misure privative e limitative della libertà prevede che il killer abbia il beneficio, per quindici ore (dalle 8.30 alle 23.30 di domenica scorsa) il 45enne ha potuto uscire dal carcere per trascorrere una giornata a casa della sorelle e del cognato.
La firma sul decreto che ha permesso l'uscita dal carcere, seppur inferiore alle 24 ore, è del magistrato di sorveglianza Isabella Cesari e vistato l'indomani dal procuratore aggiunto Angela Barbaglio, che ha accolto la richiesta presentata dallo stesso Niero il primo di questo mese, come riporta puntalmente Il Messaggero. Sulla questione è intervenuta la troupe di Chi l'ha visto che ha raccolto la testimonianza del padre della giovane uccisa la notte fra il 29 e il 30 aprile 2006. "Ringraziamo le istituzioni, il governo che abbiamo, le leggi che ci sono.
Se dopo undici anni e con due omicidi sulle spalle (anche se è stato ucciso anche il bimbo in grembo a Jennifer, ndr.) mandano fuori un assassino anche soltanto per una giornata, dentro di me non posso che avere rabbia. Chi paga è la vittima e basta, il carnefice non paga niente."
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